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Vallemaggia, è ora di guardare oltre

(Ti-Press)

Fa piacere leggere lo slancio della ditta Maurino Sa per la Vallemaggia. È giunto il momento di reagire, rimettersi in piedi e tornare a combattere. Bisogna farlo con ambizione e con coraggio. E bisogna farlo con idee di ampio respiro. Un imprenditore sa cosa significa avere il coraggio delle idee. Idee che possono magari sembrare folli, ma che sono importanti per trascinare l’entusiasmo di chi ha voglia di rischiare.

L’idea di Calatrava per il ponte di Cevio in realtà è stata lanciata circa un mese fa da Elio Genazzi, già granconsigliere della Valle e attuale presidente del Museo di Vallemaggia. Me ne aveva parlato e gli avevo subito risposto che se fosse stato in potere di fare qualcosa lo avrebbe dovuto fare per un progetto di tale ampio respiro. Vedremo se qualcosa si realizzerà. Ma solo il fatto di porre idee simili e buttarsi a contattare attori e istituzioni è il passo giusto per davvero ripartire.

L’alluvione dell’estate scorsa ha purtroppo trascinato con sé lo sguardo verso il futuro del Ticino montano. Fa specie che vengano fatte tanto agognare le risorse necessarie alla ricostruzione, quando per catastrofi simili nel nostro Paese i soldi per ricostruire non sono mai mancati. Quelle risorse dovranno arrivare, e arriveranno, anche per i privati! Per questo occorre ora tornare a pensare al futuro... ma senza il giogo del passato.

Le nostre Valli non potranno mai più essere come una volta. Chi pensa a questo ritorno vorrebbe modellare il futuro con la nostalgia. Nostalgia e futuro però si respingono. Quel tipo di comunità, quel tipo di cultura, con i loro sogni e le loro aspirazioni, non esistono più. Oggi appare innanzitutto un senso diverso del vivere la cui resilienza non si fonda più sulla sopravvivenza alimentare (oggi, almeno da noi, fortunatamente nessuno muore più di fame), ma su quella morale, spirituale. Dove tutto è tecnica, l’uomo cerca una dimensione diversa e sostenibile per sopravvivere. Che non è semplice svago o, banalmente, turismo, ma nutrimento dell’anima anche nella modernità. La natura gioca allora un ruolo di primo piano, di ristoro.

La montagna è una risorsa straordinaria e sarà sempre più valorizzata da questa tendenza. Ma non spontaneamente. L’isolamento non favorirà alcuno sviluppo delle regioni più discoste, che continueranno a scontare gli svantaggi del senso di solitudine derivante dalla lontananza.

Non appena era stata lanciata l’idea di un collegamento mediante teleferica in Alta Vallemaggia, subito si erano levate voci contrarie, che per celare la distruttività della loro condanna certo non disinteressata, proponevano genericamente “altre idee” più opportune per sviluppare l’alto Ticino, senza minimamente precisarle. Ebbene, di queste idee, nemmeno dopo gli eventi estivi che avrebbero invece dovuto portarci a riflettere ben al di là della ricostruzione, non si intravede nemmeno l’ombra. Qualcuno ha semmai lanciato l’alibi dell’ennesimo studio per un piano d’azione da promuovere… Ma esistono obiettivi ben più concreti: in Valle dobbiamo ora poter al più presto ripristinare la piscina di Bignasco e la pista di ghiaccio di Prato Sornico, entrambe strutture che esistevano già.

In realtà i progetti ambiziosi per il Ticino della montagna esistono, e sono anche equilibrati e sensati (pensiamo ad esempio, per non fare solo riferimento alla Vallemaggia, al progetto Verzasca mobile dedicato al trasporto pubblico in questa Valle stupenda penalizzata dal traffico). Ma bisogna decidere di portarli avanti. L’importanza della mobilità per le Valli è fondamentale, strutturale, anche culturale. Infatti, al contrario, a nessuno in Leventina e in Valle di Blenio verrebbe in mente di chiudere i passi della Novena e del Lucomagno. Ma non abbiamo molto tempo prima che il declino demografico segni per sempre il destino di alcune delle nostre Valli più in difficoltà. E la Vallemaggia è una delle valli più profonde d’Europa senza uno sbocco. È giunto il tempo delle idee audaci, del coraggio di osare, e dell’intraprendenza per realizzarle.