laR+ I dibattiti

Sulle adozioni internazionali scorciatoia inutile e pericolosa

Andrea Bersani
(Ti-Press)

Da che mondo è mondo, lo sappiamo, le soluzioni facili, quelle più immediate, specie quando manca la volontà di compiere uno sforzo per affrontare i problemi, rappresentano una via di fuga, sempre a portata di mano. Illuminante è l’esempio che ci fornisce la cronaca degli ultimi giorni, in particolare attraverso l’inqualificabile proposta del consigliere federale Beat Jans, in ambito di adozioni, di proibire, né più né meno, quelle internazionali, quasi che questa debba essere per forza di cose la soluzione a un fenomeno, quello degli abusi, oltretutto riferibili al passato, che peraltro non caratterizza unicamente quest’ambito, ma pure altri, per i quali tuttavia fortunatamente ci si è perlomeno impegnati nella ricerca di soluzioni più intelligenti, rispetto a quella di voltarsi dall’altra parte.

Se, da un lato, lo sconcerto manifestato da diverse persone che si sono espresse sul tema, oltre che palpabile, è assolutamente condivisibile, dall’altro, il senso di rabbia (difficile provarne un altro) di chi l’esperienza dell’adozione la vive in prima persona, è qualche cosa di irrefrenabile. Non voglio qui disquisire sul fatto a sapere se e quali diritti debbano essere tutelati, anche perché un semplice articolo di giornale non basta, ma imboccare questa strada è certamente un’opportunità, sia per chi adotta, sia per la moltitudine di bambine e di bambini a cui è data la possibilità di ricevere e dare amore, rispettivamente di essere accolti in una famiglia che magari un destino diverso negherebbe loro.

Da uno Stato di diritto e soprattutto da chi lo rappresenta, in parole povere dalle Istituzioni, credo sia lecito attendersi ben altri approcci. La fiducia che ogni cittadino è chiamato a riporre in chi lo amministra – ed è triste doverlo ricordare – impone sempre, in particolare a coloro che scelgono di assumere delle responsabilità istituzionali, il dovere di ricercare delle soluzioni e la stessa fiducia non va certo ricambiata con la fuga – perché nel concreto è purtroppo di questo che si tratta – anche se queste soluzioni non sono necessariamente dietro l’angolo. Posta di fronte a un problema reale e grave come quello degli abusi in ambito di adozioni, per il quale la Svizzera ha comunque ratificato accordi internazionali, come la Convenzione dell’Aia del 1993, che sono stati voluti proprio per affrontare seriamente questa tematica, è indispensabile che tutti, in primis chi governa, a cominciare dal neoconsigliere federale, si sforzino di proporre delle soluzioni degne di questo nome, evitando quindi di gettare malamente sul tavolo proposte di misure draconiane che non fanno l’interesse di nessuno e, paradossalmente, nemmeno di chi le propone.

Non so quale sarà l’iter di questa sciagurata proposta e quale sarà il suo destino nell’ambito del passaggio obbligato attraverso il dibattito che investirà le Camere federali, ma una cosa è certa: di fronte a simili inqualificabili proposte il Parlamento dovrà saper reagire in maniera decisa. Ne va della credibilità della Svizzera e della dignità di chi ritiene legittimamente che l’amore verso un figlio vada oltre gli aspetti biologici.