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Stabile Efg: emblema di immobilismo del Paese?

Quando entrai in Gran Consiglio nel 2015, ricordo bene che una delle prime questioni affrontate nella Commissione della gestione e delle finanze fu quella del nuovo palazzo di giustizia. Mi ricordo che in occasione di quella discussione, il collega del Ps, e deputato di lungo corso Saverio Lurati, mi rivelò che questo tema, benché sembrasse recente, era già stato oggetto di dibattiti intensi da oltre un decennio. Qualcosa che sul momento non mi colpì più di tanto ma che guardando indietro è purtroppo un caso emblematico di come il nostro Cantone sia bloccato.

Ora si può essere d’accordo o meno sull’acquisto dello stabile a Lugano per dare, finalmente, una degna collocazione alle nostre istituzioni giudiziarie (e io personalmente lo sono); tuttavia, bisogna chiedersi se sia normale che per la risoluzione di una questione logistica, perché di questo in definitiva parliamo, siano necessari più di 30 anni.

Se pensiamo infatti a sfide ben più complesse che toccano il nostro territorio mi chiedo infatti come si faranno a trovare delle soluzioni. Ad esempio, il progetto “Ticino 2020”, che mira a rivedere i rapporti tra Cantone e Comuni, e che dovrebbe garantire maggiore autonomia decisionale a questi ultimi, e la riforma della scuola media, che necessita di un coinvolgimento diretto e attivo del corpo docente. Per non citare il progetto di riforma della giustizia, quello sì sostanziale, di cui non si sente più nulla.

Se per una decisione infrastrutturale impieghiamo decenni, quanto tempo sarà necessario per affrontare queste riforme più complesse e incisive?

Questi ritardi non sono solo frustranti, ma sollevano preoccupazioni significative sul nostro approccio alle riforme e sulla capacità di attuarle con l’urgenza richiesta. È essenziale che a livello politico si cerchi di dare un cambio di passo caratterizzato da decisioni più rapide e soprattutto dall’evitare che progetti di legge languano per anni nei cassetti. Prendiamo ad esempio la nuova legge edilizia, ormai al vaglio del Parlamento da 4 anni, e che vorrebbe una procedura informatizzata più rapida e più semplice. Ora anche in questo caso nessuno dice che il Gran Consiglio non possa far valere le sue prerogative e che al progetto del Consiglio di Stato (peraltro frutto di ben 2 consultazioni) non si possano apportare dei cambiamenti; tuttavia, sarebbe anche giusto che finalmente si prendesse una decisione. Si abbiano il coraggio e la responsabilità di assumere una posizione perché lasciare tutto in un limbo (e questo vale anche per la nuova legge sulle acque o la nuova legge sui pompieri, giusto per citarne altre 2) non serve a nessuno.

Il nostro Cantone ha bisogno di decisioni e di cambiamenti, ma se il ritmo diventa quello che per mettere a posto una questione logistica non bastano quasi 40 anni l’impressione è che su questioni ben più complicate il bandolo della matassa non verrà mai trovato.

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