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Un nuovo ruolo per la Fortezza di Bellinzona

Bellinzona può diventare la “Città della Storia”, un luogo di testimonianza, studi e divulgazione. Forse siamo sulla buona strada. Recentemente è stata inaugurata al Castello di Sasso Corbaro la bella esposizione “Non siamo nel Medioevo”, che illustra il lavoro svolto in questi anni da un gruppo di specialisti per valorizzare il complesso fortificato di Bellinzona (i tre castelli, la murata e la cinta muraria del Borgo) e farlo conoscere sotto una nuova luce. Un progetto ambizioso, fortemente voluto dalla Città e in prima persona dal sindaco Mario Branda, e sostenuto a più livelli dal Cantone. Esso pone la Fortezza al centro di un approfondimento storico, archeologico, militare, architettonico e sociale. La posizione strategica di Bellinzona quale punto di collegamento fra la Pianura padana, le Alpi e il mondo nordalpino fa sì che essa sia il luogo privilegiato per raccontare le innumerevoli vicende, sgranate nei secoli, dei passaggi di genti di popolo e di potere, eserciti e regnanti, mercanti, religiosi, artisti, grandi ingegni. Questi continui transiti che confluivano in un punto obbligato, strategico e fortificato hanno segnato il Bellinzonese e le terre dell’attuale Cantone Ticino dalla preistoria fino all’era moderna. Bellinzona fu in passato, per secoli, una postazione di controllo e di sbarramento, un confine importante, mutato nel tempo e oggi scomparso. Ma di questa millenaria storia restano i segni forti da ammirare, interpretare, studiare, aggiornare. Oggi la Fortezza può assumere un ruolo nuovo e diverso, quello di propulsore storico in prospettiva futura, proponendo in modo attuale e stimolante i temi che hanno segnato il passato ma che continuano ad essere presenti e attuali anche nella società moderna, come suggerisce l’esposizione a Sasso Corbaro. Il cantone ha bisogno di un centro di conoscenza, di approfondimento e di dibattito incentrato sulla Storia nel concetto più ampio del termine. Dalla fine dell’Ottocento in Ticino si sono susseguiti progetti museali, che allora venivano chiamati “Musei storici, archeologici” o “patrii”; qualcuno ha visto timidamente la luce agli inizi del Novecento per poi svanire a causa di carenze strutturali. Nel 2015 il Consiglio di Stato ha abbandonato il progetto di Museo del territorio, una proposta interdisciplinare coraggiosa e forse troppo audace fra archeologia, storia naturale e storia del territorio, per concentrare gli sforzi sulla realizzazione del nuovo Museo cantonale di storia naturale, che dovrebbe essere spostato da Lugano a Locarno. La Fortezza di Bellinzona può diventare dunque il punto di riferimento per la divulgazione storica con un irradiamento anche verso gli altri poli urbani tramite collaborazioni virtuose: a Locarno dove il restauro del Castello Visconteo prevede nuovi contenuti storico-archeologici; a Lugano in collaborazione con l’Ufficio del patrimonio culturale; e nel Mendrisiotto, così ricco di ritrovamenti archeologici e di tracce storiche. La collaborazione con il Museo Nazionale Svizzero, già in atto, offre poi una garanzia di respiro nazionale. Ecco dunque un’occasione di crescita per Bellinzona e per il territorio cantonale, anche dal punto di vista turistico, da non perdere.

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