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Non è un buon momento per i media

Non è certo un buon momento per il settore dei media in Svizzera. In questi ultimi giorni l’aria che tira si è fatta davvero pesante.

Non è certo un buon momento per il settore dei media in Svizzera. In questi ultimi giorni l’aria che tira si è fatta davvero pesante. Dapprima, a inizio settembre, ci ha messo lo zampino il consigliere federale Ignazio Cassis, che si è pubblicamente vantato di non leggere più i giornali. Poi anche il direttore della Posta ha pensato bene di metterci del suo. Per Roberto Cirillo in futuro i postini dovrebbero poter consegnare i giornali anche dopo le 12.30, termine fissato oggi dalle normative in materia. Un giornale che viene recapitato nel pomeriggio sembra essere un’opzione praticabile per il numero uno della Posta. Cirillo forse si dimentica che il quotidiano andrebbe invece consegnato il più presto possibile, già di buon mattino. E qui va ricordato che la Posta è di proprietà della Confederazione, che ha un mandato di servizio universale e che per distribuire i giornali riceve ogni anno anche dei sussidi pubblici. In questi ultimi giorni è comunque successo anche di peggio, in fondo quelle citate sono solo delle dichiarazioni, dei liberi pensieri di chi forse non ha ancora capito che il mondo dell’informazione nel nostro Paese è davvero in grandi difficoltà. I media svizzeri non hanno bisogno di ulteriori ostacoli ma di aiuti. Basti dire – e questo è il terzo episodio, il più grave – che in Svizzera romanda il gruppo editoriale TX-Tamedia ha deciso di tagliare il 10% dei suoi dipendenti. Una trentina di persone perderà il proprio posto di lavoro all’interno delle redazioni romande del Tages Anzeiger, della Tribune de Genève e di 20 Minuti. A questi licenziamenti vanno aggiunti anche i 20 licenziamenti annunciati dallo stesso gruppo nella Svizzera tedesca. In tutto dunque i tagli al personale di queste redazioni riguarderanno una cinquantina di dipendenti. Si tratta di “un’ecatombe”, come ha scritto in un comunicato il sindacato Impressum. Licenziamenti che una volta di più fanno capire come il settore sia ormai lasciato da solo a combattere contro i tanti problemi che lo stanno soffocando, a cominciare dalla forte concorrenza, gratuita, delle grandi piattaforme social. Davanti al susseguirsi di questi episodi vale forse la pena di ricordare quanto scriveva, ormai più di vent’anni fa, l’allora consigliere federale Moritz Leuenberger, ministro dal 1995 al 2010. In un discorso dedicato al nostro settore e pronunciato in occasione della consegna di un premio giornalistico a Zurigo disse: “La stampa ha un compito particolare, una corresponsabilità per il clima politico di questo Paese. (…) Spero che proprio per questo si possa capire, si possa misurare, quanto grande sia la speranza che riponiamo nella stampa”. Il discorso di Leuenberger è del 1999, di fatto un’altra era geologica giornalisticamente parlando. Internet iniziava a comparire sui nostri computer e non c’erano ancora le grandi piattaforme online. La stampa aveva una diffusione diversa rispetto ad oggi, ma la corresponsabilità rimane la stessa: forgiare il clima politico del Paese. È una responsabilità alta, perché in gioco c’è la democrazia. Ma se il settore si indebolisce, se un gruppo come TX-Tamedia licenzia – dopo aver comunicato a fine agosto un aumento degli utili per i primi sei mesi di quest’anno – e se dalle autorità arrivano segnali di disimpegno nei confronti dei media, beh, il quadro si fa davvero preoccupante. Ma non solo per i media, anche per la democrazia e per il clima politico. Come ci ricorda Leuenberger, che per 15 anni è stato anche ministro dei media del nostro Paese. Sapeva di cosa parlava.

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