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I non-luoghi della cultura

27 aprile 2023
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La vacanze di Pasqua e i prossimi ponti festivi propongono, una volta di più, un argomento di riflessione alquanto spinoso: la libertà del singolo in rapporto a quella degli altri.

Ai portali del San Gottardo ore di attesa e chilometri di vacanzieri che intasano il ‘corridoio Ticino’. Ma l'auto non era il simbolo della libertà di movimento, una conquista fondamentale per la nostra qualità di vita? Parti quando ti fa comodo, vai dove e con chi vuoi, arrivi a destinazione all'ora che hai previsto! Se una volta era davvero così, oggi lo è sempre meno, poiché la libertà di ciascuno si è trasformata paradossalmente in una costrizione reciproca: tutti uguale nessuno. Di qui le idee di risolvere il problema con il raddoppio della galleria o, a breve termine, con prenotazioni di passaggio sotto il tunnel a un'ora prestabilita (come farà un olandese a sapere quale?), di pedaggi o di aperture privilegiate degli accessi per gli indigeni. Altre possibilità sarebbero: prendere il treno viaggiando senza troppo stress oppure stare a casa, scoprendo così le bellezze della propria regione. Da sempre l'uomo è curioso di scoprire cosa c‘è dall'altra parte della collina. È vero. Ma viaggiare per scoprire che cosa?

Pensiamo ai luoghi turistici della vicina Italia (Venezia, Firenze, Roma, le città d'arte, per le quali si parla di biglietti di ingresso), alle località famose per l'incanto dei loro paesaggi. Durante i giorni di Pasqua, nella penisola sono arrivati circa tre milioni di turisti; abbiamo visto Capri, Portofino o le Cinque Terre con persone accatastate, alla vana ricerca di un'emozione. O di che altro? Invece dell'atmosfera magica che avevano sognato e di visioni indimenticabili, si porteranno a casa l'immagine dello zainetto di quello che stava davanti, come ha detto Maurizio Crozza nel suo spettacolo televisivo di satira. Lo scrittore Maurizio Maggiani, a proposito di Monterosso, ha detto che le mete del turismo di massa sono ormai diventate dei ‘non luoghi‘; una nemesi storica che si è rivoltata contro chi ha sempre e solo pensato agli immediati guadagni. Un posto vale l'altro. Anche in questo caso un ribaltamento di definizioni: i ’non luoghi‘, che erano i grandi centri commerciali e le agglomerazioni anonime di capannoni industriali sono ora le mete un tempo privilegiate dallo spirito alla ricerca della bellezza. Non si scopre più niente, si segue solo la corrente all'insegna del ‘devo assolutamente andarci anch'io’. Il problema nasce quando a condividere queste pur lecite aspettative sono in molti e tutti nello stesso momento. Ricordate ’le Maldive sull'uscio di casa' ? Era bastato un articolo di giornale e il web aveva fatto il resto; ma quanti tra i molti occasionali visitatori si saranno poi interessati alla storia e alla vita della valle Verzasca e della sua gente?

Un amico mi ha recentemente inviato un breve filmato di un mercatino della Thailandia che si tiene lungo e addirittura sui binari di una ferrovia. Quando arriva il treno le bancarelle vengono spostate, il treno passa e tutto torna come era prima. Nella manciata di secondi che duravano le immagini ho visto soprattutto decine di turisti mescolati alla folla che, telefonino alla mano, riprendevano la medesima scena! Forse il luogo dove fare scoperte non sta dentro noi stessi?: in una motivazione di fondo che dia un senso al viaggio, in una passione (nata anche casualmente, ma coltivata nel tempo) e verso luoghi che rappresentano qualcosa di importante perché ci aprono nuovi orizzonti e ci fanno in qualche modo crescere, ci legano a persone o a ricordi intimi che ci emozionano.

Allora sì che il viaggio sarà una conquista di libertà per ognuno.

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