I dibattiti

Dahl, Stangerup e noi

La decisione di riscrivere i racconti del geniale autore britannico per non offendere nessuno apre scenari poco rassicuranti

(Keystone)
24 febbraio 2023
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Oggi è martedì grasso e, prima di scrivere, ho sistemato la libreria ritrovandomi tra le mani Conrad ed Hemingway, poi fatto spesa e salutato la commessa: poi mi son reso conto che, secondo qualcuno, quanto raccontato finora sarebbe diseducativo e offensivo tre volte e mezzo. Alludo, ovvio, all’annuncio da parte dell’editore Puffin e della Roald Dahl Story Company (l’istituzione che gestisce i diritti sulle opere dell’omonimo autore) d’aver apportato modifiche (cioè censurato, tagliato e riscritto) ai testi. L’infausto connubio ha affidato il compito al collettivo "Inclusive Minds", che si occupa "d’inclusività nella letteratura per bambini" (sic!). Risultato? La parola "grasso" è rimossa, le commesse e le segretarie trasformate in scienziate e donne d’affari, cancellati i riferimenti a Conrad e via via fino al delirio.

Sappiamo dove conducano le vie lastricate di buone intenzioni ma, in alcuni passaggi, l’operazione è addirittura odiosa. Ad esempio, se il superamento dello stereotipo che lega il lavoro femminile al patriarcato si fa cancellando il termine "commessa", l’operazione è ai limiti del razzismo perché si afferma implicitamente che una commessa non abbia altrettanta dignità. In un mondo davvero progredito, la cassiera o l’operaia (o la donna delle pulizie) hanno la stessa importanza, e lo stesso diritto a una vita felice e dignitosa, d’una manager o una scienziata, perché tutte ugualmente preziose per quella cosa chiamata società. Eliminarle, quasi fossero ruoli indegni, conferma sia la distanza dalla realtà di chi conduce certe battaglie, sia il classismo borghese da cui non sono esenti troppe persone che si ritengono progressiste. Insomma, un’operazione completamente sbagliata, contestata anche da Salman Rushdie, uno che per la libertà di parola ha rischiato la vita.

Trovo significativo che accada nel 2023, a 50 anni esatti dall’uscita del romanzo "L’uomo che voleva essere colpevole" del danese Henrik Stangerup, ambientato in una Danimarca distopica dei giorni nostri, dove il governo proibisce film e libri per ragazzi dai contenuti "diseducativi e violenti". Il protagonista Torben è un impiegato in un ufficio pubblico di "revisione linguistica", dove viene standardizzata una neolingua orwelliana che, anziché gli elementi "sovversivi", elimina tutto ciò che possa risultare offensivo. Credo bastino queste coincidenze per esserne turbati, al netto della trama (anche violenta) del romanzo, che vi risparmierò: sono generoso e rispetterò la sensibilità di chi trova offensiva la parrucca de "Le Streghe" e indispensabile rendere gender neutral gli Oompa-Loompa de "La fabbrica di cioccolato".

I due argomenti più in voga tra i difensori dell’operazione sono da una parte come tutta la letteratura sia una costante revisione (con adattamenti) delle edizioni precedenti e che l’originale sarà sempre a disposizione degli studiosi. Peccato che ogni volta in cui si tocca un testo si tratti di un’operazione scientifica e rispettosa delle intenzioni dell’autore (si chiama filologia, eh?) e non una riscrittura di sana pianta per motivi ideologici. L’altro argomento ricorda le versioni edulcorate dei Grimm e di Andersen che ci venivano lette da bambini. È vero, ma gli originali vengono tuttora ristampati: chi mi garantisce accadrà lo stesso con Dahl, se l’operazione parte da chi detiene i diritti delle opere? E se il testo originale dovesse essere messo a disposizione degli studiosi, perché negarne l’accesso a chi volesse leggerlo, come l’ha concepito l’autore, senza essere un ricercatore? Solito odio liberal verso il popolo ignorante, o cosa? Per quanto si tratti "solo" di letteratura per ragazzi, ritengo pericoloso il precedente di Dahl, perché legittima, in una società che si dice "liberale", una forma di censura più sottile e perniciosa, ma non meno inaccettabile di quella con cui, puntando il dito verso "i Paesi illiberali", spesso si riempie la bocca chi plaude a questa iniziativa.

Non foss’altro perché, sdoganando la pratica, in un futuro in cui il paradigma venga ribaltato, i censori neo-puritani di oggi potrebbero diventare i censurati di domani. Contenti loro…

P.S. Quando ho scritto "offensivo tre volte e mezzo" non mi sono sbagliato. Sorprendentemente, a differenza del povero Conrad, Hemingway non è caduto sotto le forche caudine di "Inclusive Minds". Aspettate si accorgano della "mascolinità tossica" di Papa. Dovranno rifare tutto da capo: oppure chiederanno di riscriverne l’opera omnia, partendo da "L’anziano e il mare": il (fu) Vecchio si pente, decide di lasciar libero il pesce e, col fido Manolin (ovviamente gender fluid) decide di diventare grossista di seitan, brindando all’accordo con una bella birra Hatuey: analcolica, sia chiaro.

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