Il presidente brasiliano invita i paesi emergenti a guidare un nuovo modello di sviluppo sostenibile
I dazi americani e la difesa dal protezionismo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno tenuto banco al vertice dei leader del BRICS, gruppo che riunisce paesi emergenti, a Rio de Janeiro.<\/p>
Con gli occhi puntati al 9 luglio, data della scadenza della tregua di 90 giorni sulle misure tariffarie dettata da Washington, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva si è impegnato a serrare i ranghi del blocco, che concentra il 40% del PIL globale, candidandolo "a guidare un nuovo modello di sviluppo sostenibile".<\/p>
Una postura incoraggiata anche dal leader russo Vladimir Putin, che in collegamento da Mosca ha definito "la globalizzazione liberale obsoleta", e il futuro ormai in mano "ai paesi emergenti in rapida crescita".<\/p>
Ad aprire il summit è stata anche una riflessione sulla situazione geopolitica, con i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina ancora in alto mare, e la necessità di approfondire i "negoziati per raggiungere un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato, col pieno ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza e da tutte le altre parti dei Territori palestinesi occupati".<\/p>
Una complessità riflettuta dalle conclusioni, su cui gli sherpa hanno trovato una quadra prima dell'inizio della riunione dei leader, superando le resistenze dell'Iran che cercava un linguaggio di condanna forte per i bombardamenti di USA e Israele.<\/p>
Nel documento finale gli undici paesi (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Indonesia), hanno espresso "serie preoccupazioni" per l'escalation del protezionismo e delle misure commerciali unilaterali. Gli Stati Uniti o Trump però non sono mai citati, forse per non irritare troppo l'inquilino della Casa Bianca con cui tutti - bene o male - in queste ore si trovano a fare i conti.<\/p>
E nel testo sono stati inseriti anche riferimenti al protezionismo dell'Unione europea, emerso nel corso della trattativa sull'accordo commerciale col Mercosur. Si parla di "pretesto di ragioni ambientali" per indicare misure che colpiscono prodotti come la carne e la soia brasiliani, o l'olio di palma indonesiano.<\/p>
Uno scenario di fronte al quale Lula invita il Sud globale a fare fronte comune, anche con la ricerca di una moneta commerciale alternativa al dollaro, ricordando che il 31% dei progetti della Banca nazionale di sviluppo del BRICS è realizzato nelle valute dei paesi membri, una delle strade nella ricerca di una soluzione.<\/p>
La sinergia tra i paesi in via di sviluppo "ci ha permesso di affrontare insieme gli effetti della crisi finanziaria del 2008 e del Covid-19. Di fronte alla recrudescenza del protezionismo, spetta agli Stati emergenti difendere il regime commerciale multilaterale e riformare l'architettura finanziaria internazionale", ha affermato Lula, che ha raccolto il consenso dei partner sulla tassazione ai super-ricchi.<\/p>
D'altra parte - ha ricordato il brasiliano - il blocco ha una forza economica importante. Tra le molte ricchezze, possiede ad esempio l'84% delle riserve mondiali di terre rare, il 66% del manganese e il 63% della grafite, con la domanda di minerali critici che dovrebbe triplicare entro il 2040. Un patrimonio su cui far leva per "guidare un nuovo modello di sviluppo sostenibile".<\/p>