Cinque indagati, tra cui un ex arbitro, gestivano un giro d'affari con legami nel mondo del calcio
In due gestivano le piattaforme illegali di scommesse online, mentre gli altri tre amministravano una gioielleria che veniva utilizzata per regolare i conti delle giocate. Era ben organizzata la banda dei cinque - che ora rischiano di finire ai domiciliari - al centro dell'inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di scommesse illecite che vede indagati anche diversi calciatori di serie A.
Tutti milanesi, tra i 31 e i 45 anni, grazie alle conoscenze nel mondo del calcio di Pietro Marinoni, un ex arbitro ora indagato, compaesano del centrocampista del Newcastle Sandro Tonali, gestivano un ingente giro d'affari.
La "direzione" e il "coordinamento" di tutte le attività connesse alle scommesse illecite, secondo l'indagine che ha preso il via dalla trasmissione di un fascicolo dalla Procura di Torino, era affidata a Tommaso De Giacomo.
Tommy, come era chiamato dagli amici, 38 anni, gestiva le piattaforme illegali di scommesse e giochi betsport22.com, Swapbet365.eu, Vipsport360.com nonché siti di poker online come Texinho.com per la creazione dei profili dei giocatori. Comunicava le password di accesso agli scommettitori, caricava i conti di gioco, effettuava le scommesse sportive per conto di terzi. E teneva la contabilità dei debiti e dei crediti di ciascun giocatore, stabilendo anche i canali da utilizzare per i pagamenti.
Non meno importanti erano i compiti di Patrik Frizzera, 45 anni. Per l'accusa era lui ad abilitare i giocatori al poker online, creando delle 'stanze chiuse' protette da password e decidendo quindi chi ammettere o meno al gioco. Vero e proprio braccio destro di De Giacomo, che sostituiva in tutto e per tutto quando quest'ultimo era assente, teneva anche le relazioni economiche con i referenti della gioielleria Elysium Group per incassare i presunti proventi del reato.
Soci e amministratori della gioielleria sono invece Antonio Scinocca, 33 anni, Antonino Parise, 43 anni, e il 31enne Andrea Piccini, il più giovane dei cinque e attualmente dipendente della attività di cui il primo è il legale rappresentante. Erano loro, sempre secondo l'accusa, a simulare la vendita di gioielli, Rolex e altri orologi di lusso, in alcuni casi anche a fronte dell'emissione di fatture, ricevendo sui conti correnti della società con sede in Foro Bonaparte i bonifici a tre zeri dei clienti. Un escamotage, in realtà, per consentire ai giocatori di pagare i debiti di gioco.