Medio Oriente

Ucciso a Teheran il capo di Hamas

Il leader dell'ufficio politico dal 2017 è morto in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza in Iran

Ismail Haniyeh
(Keystone)
31 luglio 2024
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Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017.

È stato inoltre primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.

Ismail Haniyeh, è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas “è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie del corpo sono stati martirizzati”.

Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, alcune fonti hanno dichiarato che l'uccisione di Ismail Haniyeh è stata effettuata con un missile guidato diretto verso il luogo in cui risiedeva a Teheran. Il missile ha colpito il bersaglio alle 2 del mattino, ora locale, di mercoledì.

La sua storia

Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948.

Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l'asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Da giovane aveva studiato all'istituto al-Azhar e si era laureato in letteratura araba all'Università islamica di Gaza. Nel 1983 aderì al Blocco Studentesco Islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988.

Nel 1992 è stato nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza. È inoltre sfuggito a vari attentati. Nel 1993 è tornato a Gaza diventando preside nell'Università Islamica.

La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne - tra Abu Mazen e Hamas - fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all'inizio dell'anno.

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