medio oriente

L’Ue valuta sanzioni, a Israele ma l'intesa è lontana

Il massacro di Rafah potrebbe definitivamente cambiare i rapporti tra Bruxelles e Tel Aviv

Benyamin Netanyahu
(Keystone)
28 maggio 2024
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Ci potrebbe essere un prima e un dopo nei rapporti tra l'Ue e Israele e la linea di demarcazione potrebbe essere il massacro di Rafah. Gli ultimi raid, arrivati dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fermare ogni offensiva sull'avamposto meridionale della Striscia, hanno rappresentato un nuovo colpo alle relazioni con l'Europa, tanto che in seno all'Unione si sta valutando di muoversi con delle sanzioni ad hoc.

Ancora molte divisioni

Di certo, i 27 Paesi membri hanno deciso di convocare con una certa urgenza il Consiglio di Associazione con Israele, prima del quale è quasi impossibile che Bruxelles si muova. Anche perché, sulla questione mediorientale, l'Europa resta divisa, con un fronte di Paesi tendenzialmente contrario alle sanzioni. I raid di Rafah e il persistere di Israele nell'offensiva sulla Striscia ha mutato di fatto la posizione della gran parte dei Paesi membri. Alla richiesta di un cessate il fuoco immediato, ieri fortemente divisiva in Europa oggi pressoché unanime, si sta aggiungendo un crescente malcontento per la strategia di Benyamin Netanyahu.

Le misure contro i coloni

Alcune settimane fa l'Ue ha già messo in campo delle misure, ma dirette esclusivamente ai coloni estremisti in Cisgiordania. Nel caso delle sanzioni per gli attacchi su Rafah si tratterebbe di misure commerciali, che hanno la loro base giuridica nell'Accordo di associazione entrato in vigore 24 anni fa. Nei ‘considerando’ del testo, infatti, tra le condizioni dell'accordo c‘è il "rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare nell'osservanza dei diritti umani e della democrazia". Un rispetto che, secondo la stragrande maggioranza dei Paesi Ue, Israele ha violato continuando nei raid su Rafah nonostante l'ordinanza della Corte dell'Aja. "C’è stato un consenso molto chiaro sulla necessità di sostenere le istituzioni giuridiche umanitarie internazionali", ha spiegato il ministro degli Esteri irlandese Michael Martin definendo "significativa" la discussione su eventuali sanzioni che i titolari della diplomazia europea hanno avuto nella riunione di lunedì.


Keystone
Il disastro di Rafah, che sta facendo cambiare opinione a molti

La mossa di Spagna e Irlanda

Del resto, Irlanda e Spagna, tra i Paesi membri, hanno ufficializzato il loro riconoscimento dello Stato della Palestina, dando il là a un processo sul quale, oltre all'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si è detto "favorevole".

I passaggi futuri sul dossier israeliano tuttavia restano complessi. Il portavoce del Servizio di Azione Esterna, Peter Stano, ha auspicato che "Israele accetti l'invito al più presto" al Consiglio di Associazione, che - ha ricordato - è il livello di confronto bilaterale "più alto" tra l'Ue e i Paesi terzi. E se Israele rifiutasse l'invito? "Non siamo ancora a questo", ha precisato Stano. Una data della riunione, tuttavia, può essere concordata solo tra le due parti. In Israele, proprio in queste ore, è giunto l'ungherese Olivier Varhelyi, commissario Ue all'Allargamento. Ed è proprio Budapest a guidare il fronte più riottoso alla linea dura su Netanyahu.

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