la guerra in medio oriente

‘Israele commette genocidio’, via l’udienza all'Aja

L'accusa del Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia: ‘Basta uccisioni’

Il logo della Corte dell’Aja
(Keystone)
10 gennaio 2024
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"Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza". È in sintesi l'accusa mossa dal Sudafrica contro lo Stato ebraico per la guerra nella Striscia, scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre e che ha finora ucciso oltre 23 mila palestinesi. L'istanza è stata presentata da Pretoria il 29 dicembre scorso alla Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, provocando diverse reazioni internazionali - e l'indignazione di Israele - e sarà discussa domani e venerdì in due udienze pubbliche al Palais de la Paix dell'Aja.

L'iter

La prima giornata sarà dedicata alle argomentazioni dell'accusa che saranno illustrate dalla delegazione sudafricana, guidata dal ministro della Giustizia Ronald Lamola, e composta da un team di diplomatici, avvocati ed esponenti politici internazionali come Jeremy Corbyn, l'ex leader laburista britannico più volte accusato in patria di antisemitismo. Secondo il Sudafrica, Israele viola la Convenzione contro il genocidio che ha ratificato nel 1950. In particolare, si legge nelle 84 pagine presentate all'Aja, "gli atti e le omissioni di Israele rivestono carattere di genocidio perché accompagnano l'intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza in quanto parte del gruppo nazionale, razziale ed etnico più ampio dei palestinesi".

Pretoria accusa inoltre Israele davanti alla Corte di giustizia (che dirime le controversie tra gli Stati, mentre la Corte penale internazionale persegue le responsabilità individuali) di non adempiere "ai suoi obblighi di prevenire il genocidio, né a quello di perseguire" i responsabili "dell'incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio" come esige la Convenzione. Nell'istanza, il Sudafrica chiede quindi alla Corte di imporre "misure cautelari" (che sarebbero vincolanti) quali ordinare a Israele di cessare le uccisioni e "i gravi danni fisici e mentali inflitti" ai palestinesi di Gaza e di consentire l'accesso agli aiuti umanitari nella Striscia. Tutte accuse che Israele giudica "infondate".


Keystone
Bombe israeliane su Gaza

Le ragioni della guerra

Venerdì toccherà quindi al suo team di avvocati, tra cui il britannico Malcolm Shaw, spiegare le ragioni della guerra di Israele nella Striscia. "Non c'è niente di più atroce e assurdo" della causa intentata dal Sudafrica, ha anticipato il presidente israeliano Isaac Herzog, mentre proprio alla vigilia dell'udienza il governo di Benyamin Netanyahu ha aperto un sito web "per mostrare al mondo alcuni dei crimini contro l'umanità commessi da Hamas". "Domani compariremo davanti al tribunale dell'Aja - ha spiegato l'ufficio del primo ministro -: questo sito aiuterà lo Stato di Israele nella sua missione di ricordare al mondo che siamo vittime dell'evento terroristico senza precedenti che abbiamo vissuto".

Appoggio Usa

Al fianco di Israele si sono già schierati gli Stati Uniti, così come la Gran Bretagna. Pur ipotizzando che "Israele potrebbe aver violato il diritto internazionale a Gaza", l'ex premier Tory e attuale ministro degli Esteri David Cameron ha criticato la mossa sudafricana: "Non penso che sia utile e nemmeno giusto - ha dichiarato -. Spetta ai tribunali definire il termine genocidio, non agli Stati. La nostra opinione è che Israele abbia il diritto di difendersi". Ma per il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, si tratta di un dovere morale, "una questione di principio". Il suo partito, l'African National Congress di Nelson Mandela, sostiene la causa palestinese paragonandola alla propria lotta contro l'apartheid. Secondo molti analisti, la decisione di ricorrere alla Corte internazionale sarebbe stata dettata, in chiave interna, dalla necessità di riguadagnare consensi in vista delle elezioni generali del 2024 dimostrandosi fedele ai suoi principi. E sul piano internazionale dalla volontà di aumentare la propria influenza, come membro dei Brics, a favore al Sud globale.