Dopo la destituzione dello speaker repubblicano con una mozione di sfiducia, il collega di partito svolgerà i compiti essenziali fino a nuova elezione
Il deputato repubblicano del North Carolina, Patrick McHenry, sarà lo speaker ad interim della Camera dopo la destituzione di Kevin McCarthy, di cui è alleato. McHenry ha nei suoi poteri unicamente quello di sospendere i lavori della Camera, di aggiornarli e di riconoscere le candidature per il ruolo di speaker. McCarthy è stato destituito con una mozione di sfiducia: è la prima volta che accade nella storia.
"Oggi ho perso una votazione, ma ho combattuto per ciò in cui credo e io credo nell'America", ha detto McCarthy sottolineando di "non essere pentito per aver negoziato" con i democratici. "Mi hanno insegnato a risolvere i problemi, non a crearli", ha affermato confermando inoltre le indiscrezioni della stampa che non si ricandiderà. Joe Biden ha dal canto suo esortato la Camera ad eleggere "presto" un nuovo speaker per affrontare "sfide urgenti", riferisce la Casa Bianca.
A proporre la mozione per destituire l'ormai ex speaker è stato il deputato del suo partito Matt Gaetz, un fedelissimo di Donald Trump ed esponente di una fronda parlamentare legata al tycoon che ha deciso di arrivare alla resa dei conti con l'establishment repubblicano per dettare la linea nel Grand Old Party. Una vittoria che conferma la presa dell'ex presidente sul partito. Sono bastati 8 deputati Gop per far venire meno a McCarthy la sua risicata maggioranza, dato che i dem non gli hanno offerto nessun aiuto: il voto è finito con 216 sì e 210 no.
Salito alla ribalta delle cronache per le accuse – poi archiviate – di una relazione con una minorenne e di sfruttamento della prostituzione, Gaetz ha accusato McCarthy di non mantenere le promesse e di flirtare con l'opposizione: in particolare di aver fatto approvare il rinvio dello shutdown di un mese e mezzo con i voti dei dem e di avere un "accordo collaterale segreto" con Biden per continuare a finanziare Kiev con una legge ad hoc (su cui concordano anche i senatori repubblicani).
"Fatti sotto", gli aveva risposto lo speaker, prima di mettere al voto l'istanza, deciso a non restare più ostaggio di un manipolo di colleghi ‘Maga’ (Make America great again) e a giocarsi tutto nella sfida frontale. Ma già nel primo voto per rinviare la mozione aveva capito di non avere i numeri per sopravvivere, con i dem compatti contro di lui.
Capitol Hill precipita così nel caos e nell'incertezza, con il partito repubblicano che, nonostante la maggioranza alla Camera, fa ‘hara-kiri’ e offre uno spettacolo di ingovernabilità che non giova certo al Grand Old Party in vista delle elezioni.
Il terremoto arriva proprio nel giorno in cui Joe Biden chiama i leader dei Paesi Nato e i vertici della Ue "per coordinare il sostegno per l'Ucraina" e rassicurare che gli aiuti continueranno "finché serve", dopo i dubbi seminati dal provvedimento anti shutdown senza i 6 miliardi previsti per Kiev e il monito del Pentagono al Congresso sull'esaurimento a breve dei fondi per il Paese aggredito. Partner e alleati hanno risposto presente.
Ma l'ammiraglio Rob Bauer, il più alto funzionario militare dell'Alleanza, e il Ministero della difesa britannico hanno avvertito che le scorte di munizioni occidentali da inviare a Kiev si stanno esaurendo. "Non possiamo in nessun caso permettere che venga interrotto il supporto americano all'Ucraina. Sono in gioco troppe vite, troppi bambini e troppe persone", aveva messo in guardia Biden lunedì in una riunione del governo alla Casa Bianca, dove oggi il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby ha ammonito che "gli aiuti Usa all'Ucraina dureranno solo qualche mese" se Capitol Hill non agisce.
"Mi aspetto totalmente che lo speaker della Camera e la maggioranza dei repubblicani al Congresso mantengano il loro impegno per garantire il passaggio del sostegno necessario per aiutare l'Ucraina a difendersi dall'aggressione e dalla brutalità russa", aveva aggiunto Biden, ricordando con le parole dell'ex segretaria di Stato Madeleine Albright che gli Usa sono "la nazione indispensabile nel mondo".
Ma proprio poche ore dopo Gaetz ha presentato la mozione di sfiducia contro McCarthy, al quale aveva già fatto sudare l'ambita nomina con 15 votazioni. Una mossa rarissima: da quando è stata istituita nel 1910, solo due speaker hanno dovuto affrontarla e nessuno è mai caduto, anche se nel 2015 il repubblicano John Boehner, dopo la mozione, decise di dimettersi, consapevole di non riuscire a unire i deputati del suo partito. I dem hanno votato uniti contro lo speaker, preferendo non lanciargli alcun salvagente e lasciare che esplodessero le divisioni del partito rivale.