Così si è espresso papa Francesco nel suo Messaggio natalizio ‘Urbi et Orbi’ pronunciato a San Pietro
“Che cosa sarebbe il mondo senza il dialogo paziente di tante persone generose che hanno tenuto unite famiglie e comunità?‘ (Enc. Fratelli tutti, 198). In questo tempo di pandemia ce ne rendiamo conto ancora di più. La nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova; si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare a uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme”. Lo ha affermato papa Francesco nel suo Messaggio natalizio ’Urbi et Orbi’, pronunciato dalla Loggia centrale di San Pietro.
“E anche a livello internazionale c’è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo - ha sottolineato il pontefice -; ma queste sole, in realtà, conducono alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi". In effetti, ha aggiunto, "mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni”.
“Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più - ha osservato -. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”.
‘Chiediamo la forza di aprirci al dialogo’
“Ma ecco, nel cuore della notte, il segno di speranza! Oggi, ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’ (Par., XXXIII, 145), come dice Dante, si è fatto carne. È venuto in forma umana, ha condiviso i nostri drammi e ha rotto il muro della nostra indifferenza”, ha ricordato il Papa.
“Nel freddo della notte protende le sue piccole braccia verso di noi: ha bisogno di tutto ma viene a donarci tutto - ha aggiunto -. A Lui chiediamo la forza di aprirci al dialogo. In questo giorno di festa lo imploriamo di suscitare nei cuori di tutti aneliti di riconciliazione, aneliti di fraternità. A Lui rivolgiamo la nostra supplica”.
Uno sguardo sul mondo
“Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi”, ha proseguito papa Francesco.
“Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto - ha proseguito -. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno”.
“Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche - ha detto ancora il Pontefice -. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per le difficoltà economiche dovuti alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione”.
“Pensiamo al Libano - ha aggiunto -, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti”.