Estero

E dopo la paura verrà la depressione

L'Oms avverte: la salute mentale diverrà una priorità per contenere gli effetti della pandemia

7 maggio 2020
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Ansia, paura, disturbi del sonno e depressione, in forma anche grave. Ecco alcuni effetti che l'emergenza Covid sta portando con se: le segnalazioni legate a questi problemi sono in aumento secondo quanto spiega in un editoriale che sarà pubblicato su World Psychiatry , anticipato all'Ansa, il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e fanno della salute mentale un tema da mettere al centro, una priorità da affrontare anche perché è proprio il superamento di ansia e angoscia che rende più facile ad esempio aderire alle linee guida anti-contagio.

Per farlo, per far fronte all'impatto del Covid, però, secondo Ghebreyesus "i sistemi di salute mentale in tutti i Paesi vanno rafforzati". "Molte persone - rileva il direttore generale dell'Oms - soffrono per la perdita di mezzi di sussistenza e opportunità, coloro che amano una persona con Covid-19 si trovano ad affrontare preoccupazioni e separazione. Alcune si rivolgono ad alcol, droghe o gioco d'azzardo. La violenza domestica è aumentata. Infine, chi sperimenta la morte di un familiare potrebbe non avere l'opportunità di essere fisicamente presente negli ultimi momenti e ciò potrebbe interferire con il processo del lutto". "Esistono inoltre - sottolinea Ghebreyesus-segnalazioni da Paesi e nella letteratura scientifica che il Covid-19 e' sempre più associato a manifestazioni mentali e neurologiche, nonché ad ansia, disturbi del sonno e depressione.

Ciò che attende inoltre di essere riconosciuto non come "effetto", ma come manifestazione specifica della pandemia è la selettività del contagio, di cui fanno principalmente le spese i ceti più poveri e le minoranze etniche in più d'un Paese. Ancora ieri, l'Ons, l'istituto di statistica del Regno Unito ha reso noto uno studio che conferma una sproporzione clamorosa tra i cittadini bianchi e quelli di colore, analoga a quella registrata negli Stati Uniti. Lo studio dell'Office for National Statistics certifica che i cittadini britannici neri, uomini e donne, hanno fatto registrare fra marzo e aprile un tasso di rischio di mortalità da Covid-19 fino a 4,2 e 4,3 volte più alto dei connazionali bianchi. Mentre tra le persone di radici asiatiche (originarie di Bangladesh, Pakistan e India) o "di origine razziale mista" il coefficiente è stato fra 1,9 e 1,6 superiore a quello di britannici 'autoctoni' ed europei.

La maggiore percentuale di poveri o individui e nuclei familiari socialmente disagiati fra queste comunità spiega solo in parte il trend, indicano i ricercatori dell'Ons. Così come la loro presenza più numerosa della media tra gli operatori sanitari in prima linea. Il governo conservatore ammette per bocca d'un portavoce di Matt Hancock, titolare del dicastero della Sanità e delle Questioni Sociali, "la triste sproporzione nell'effetto di questo virus" sulle minoranze come un fatto provato. E la necessità "d'individuare e proteggere meglio i gruppi più a rischio". Come no.

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