Estero

'La morte della guardia svizzera resterà un mistero voluto'

Mentre i familiari di Cedric Tornay chiedono ai magistrati della Città del Vaticano di riaprire le indagini sul caso Estermann

Ansa
13 dicembre 2019
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Riaprire le indagini sul caso Estermann. È quanto chiedono ai magistrati della Città del Vaticano i familiari di Cedric Tornay, il vicecaporale delle Guardie svizzere accusato del duplice omicidio commesso il 4 maggio 1998 che causò la morte del comandante Alois Estermann e della moglie Gladys Meza Romero. Tornay si sarebbe suicidato subito dopo. L'istanza per l'accesso al fascicolo integrale è stata depositata dall'avvocato Laura Sgrò al Tribunale vaticano, rilevando numerose "criticità" nella ricostruzione dei fatti.

"Abbiamo fatto richiesta di accedere al fascicolo integrale, è nel pieno diritto della signora Muguette Baudat, madre di Tornay - spiega all'ANSA l'avv. Sgrò -. È evidente che la richiesta di riapertura delle indagini, che si basa sulla presentazione di nuove prove, non può prescindere da un attento studio degli atti e della comparazione di essi con il nuovo materiale raccolto e con lo studio degli atti anche da parte dei nostri consulenti. Non appena avremo contezza del fascicolo integrale completeremo la nomina dei nostri consulenti".

Il caso è destinato a rimanere "un mistero voluto”

Intanto, il caso Estermann è destinato a rimanere "un mistero voluto". Lo ha detto all'Adnkronos Antonino Arconte, ex agente di Gladio. Per Pietro Orlandi caso legato a quello della scomparsa della sorella Emanuela. "Se volevano scoperchiare la pentola - dice oggi Arconte - le cose sarebbero andare diversamente. Ferdinando Imposimato mi fece vedere l'autopsia. Come può essere che Cedric Tornay si sia sparato in bocca con la sua pistola di ordinanza che era calibro 9 però il foro nella nuca era il foro di una calibro 7? Inoltre Tornay è risultato avere ecchimosi. Chi gliele aveva procurate?"

L'ex giudice Imposimato - che ha condotto una meticolosa inchiesta sul caso - ha sempre sostenuto che il comandante della Guardia Svizzera Alois Estermann fosse una spia della Stasi e che, dopo avere subito un furto di dossier riservati, temesse per la sua vita, tanto da contattare appunto l'agente di Gladio Arconte per ottenere asilo politico negli Usa. "L'ho scritto nel '96 e poi nel '99 che avevo appuntamento con Estermann ad Ajaccio il 6 maggio 1998. Lui è morto due giorni prima, il 4".

Arconte ritiene che il caso Estermann sia destinato a rimanere un mistero. "Ma un mistero voluto. Io non credo apriranno il processo. Forse l'unica strada potrebbe essere quella di aprire un processo in Svizzera. In quel caso forse - dice - ci potrebbe essere la speranza che dicano che è inverosimile che Tornay si sia suicidato dopo avere commesso due omicidi. Non c'è un movente e poi quell'autopsia mostratami subito dopo i fatti da Imposimato mi dà ragione di ciò di cui sono convinto".

La stessa tesi è sposata anche da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la figlia del commesso del Vaticano di cui si sono perse le tracce trentasei anni fa. "La mamma di Tornay, - racconta all'Adnkronos Pietro Orlandi - come del resto lo sono io, è sempre stata convinta che ci fosse un legame, un filo rosso tra la scomparsa di mia sorella e la vicenda Estermann, pure costellata di tante anomalie".

"Estermann - è convinto Pietro Orlandi - era un collaboratore della Stasi. Voci mai provate raccontano che qualche tempo prima della sua uccisione fu scassinata la cassaforte che aveva in casa e rubati dei documenti. Mi ha poi sempre colpito il fatto che le prime due persone ad entrare nella stanza dove era avvenuto il duplice omicidio (di Estermann e della moglie) furono Raoul Bonarelli, che all'epoca fu indagato per il sequestro di Emanuela e Mirella Gregori, e il cardinale Re, che sono convinto sappia tanto anche di mia sorella".

"Un altro elemento che lega il caso Estrermann con quello di Emanuela Orlandi - dice Pietro - è quello delle analisi e della perizia medica che fecero a Tornay, che non sono mai state viste dai familiari. Furono fatte fare a Giovanni Arcudi, lo stesso perito di Emanuela Orlandi che ha analizzato le ossa ritrovate al cimitero Teutonico. La mamma di Cedric Tornay mi ha sempre detto che le fu fatta avere solo una lettera del figlio nella quale diceva della sua intenzione di farla finita ma che la madre non ha mai riconosciuto. Io sono ottimista e penso che la verità su entrambi i casi verrà fuori".
 
 

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