Estero

Tre morti a Gaza, volevano infiltrarsi in Israele

In serata, in momenti distinti, quattro persone hanno tentato di passare. Si alza la tensione.

Kissufim (foto: WikiMedia)
29 aprile 2018
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Dopo cinque settimane di continue pressioni da parte palestinese, la linea di demarcazione fra la striscia di Gaza ed Israele è divenuta incandescente. Stasera, in due momenti separati, sono rimasti uccisi tre palestinesi che secondo il portavoce militare erano determinati ad infiltrarsi e ad arrecare danni alle strutture di confine. Un quarto palestinese è stato catturato.

L’episodio più grave è avvenuto presso il kibbutz di Kissufim, a ridosso della Striscia, dove abitano circa 250 civili. Secondo le prime informazioni due palestinesi sono riusciti a superare il confine e a lanciare ordigni esplosivi verso militari che hanno reagito uccidendoli. Nello stesso momento, in un altro settore del confine, due altri palestinesi hanno cercato di infiltrarsi: uno è stato ucciso (pare da una cannonata) e un altro è stato ferito e catturato.

Nella zona è in atto una grave escalation dopo che venerdì centinaia di palestinesi hanno cercato di aprirsi un varco (lanciando ordigni improvvisati e bottiglie incendiarie) al valico di Karni, vicino al kibbutz di Nahal Oz. È lo stesso posto dove due settimane fa l’esercito israeliano ha scoperto e neutralizzato un tunnel militare di Hamas. In reazione a quell’attacco nella notte di venerdì l’aviazione israeliana ha colpito a Gaza sei postazioni degli uomini-rana di Hamas: una unità di élite capace di infiltrarsi in Israele via mare.

L’obiettivo di Hamas, afferma Israele, è di spezzare a tutti i costi il blocco della Striscia. Ciò perché Israele è riuscito negli ultimi anni a neutralizzare la minaccia dei suoi razzi e dei suoi missili grazie alle batterie di difesa aerea Iron Dome. Israele inoltre progetta di completare entro la fine del 2018 la costruzione di una barriera sotterranea lungo gli oltre 40 chilometri di confine. Per neutralizzare la minaccia dei tunnel militari scavati dalla Striscia che penetrano dentro Israele. Dieci giorni fa inoltre, in Malesia, è stato ucciso un ingegnere palestinese legato al braccio armato di Hamas che secondo la stampa lavorava al perfezionamento dei razzi e dei droni palestinesi.

Privato di queste carte strategiche Hamas, secondo Israele, si trova adesso con le spalle al muro e cerca così di abbattere il confine, anche se il prezzo di sangue si fa sempre più elevato di settimana in settimana. Secondo stime ufficiose, dal 30 marzo scorso circa 50 palestinesi sono stati uccisi lungo il confine, migliaia di altri sono stati feriti da armi da fuoco o intossicati. La spirale di violenza non accenna a fermarsi e molti guardano adesso con preoccupazione alla scadenza del 15 maggio – anniversario della fondazione di Israele – quando Hamas progetta di mobilitare almeno 100mila persone nell’intento di spezzare il blocco israeliano e dare così avvio a quella che definisce ’la Grande Marcia del ritorno’.

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