
L'intensità della battaglia per Mosul, la città che l'esercito iracheno afferma di avere liberato dallo Stato Islamico, è stata paragonata dai vertici Usa ad uno scontro della Seconda Guerra Mondiale.
La fotografa del New York Times Rukmini Callimachi è riuscita a recarsi sul posto, nonostante le limitazioni di accesso imposte ai giornalisti per motivi di sicurezza. Lo spettacolo è desolante, e fra la distruzione governativa e quella imposta dall'Isis stessa, ricorda il vecchio monito di Tacito: ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (dove fanno un deserto, lo chiamano pace).
"Una città decimata"
Una chiesa occupata dallo Stato Islamico, che ha usato i luoghi di culto come nascondiglio, confidando nella riluttanza dell'esercito ad attaccarle
Bombe in chiesa
Uno zainetto da bambina. Carico di esplosivo.
L'odio dei fondamentalisti non risparmia neppure Paperino.
E poi ancora distruzione. E distruzione. E altra distruzione.
Infine, la conclusione tratta da uno storico che a Mosul ci vive: