Il Consiglio di Stato, a seguito del ricorso dei legali di don Giusto Della Valle, ha rispedito il fascicolo al Tar della Lombardia
Il simbolo della cultura e della socialità a Como, il Teatro Nuovo della parrocchia di Rebbio, chiuso dal dicembre scorso su ordinanza del sindaco di Como Alessandro Rapinese, potrebbe riaprire a breve. Il Consiglio di Stato, a seguito del ricorso dei legali di don Giusto Della Valle, ha rispedito il fascicolo al Tar della Lombardia, in quanto “ci sono elementi” da valutare più attentamente. Una ordinanza che sembra non tener conto del fatto che dall'autunno scorso sono in corso i lavori per la riqualificazione per una spesa di 150mila euro, di cui 80mila da raccogliere tramite donazioni e 70mila messi a disposizione dalla parrocchia. La risposta non si è fatta attendere: la raccolta fondi ha superato 175mila euro.
Un risultato oltre le aspettative: “Siamo colpiti dai tanti piccoli donatori, molti dei quali anonimi – dice Elena Parravicini, coordinatrice dei volontari –. Questa marea di generosità dimostra quanto l'intera comunità sia riconoscente a don Giusto per quanto fatto in questi anni (offerte sono arrivate non solo da Rebbio e da Como, ma anche dal Canton Ticino e da diverse località lombarde, oltre che dal Pd, dai sindacati, da associazioni, da imprenditori ndr). Quello che la comunità di Rebbio ha donato in questi anni in termini di accoglienza e aiuti alle persone (non solo a migranti e profughi, ma anche a famiglie italiane di Rebbio, ndr) sta tornando centuplicato”. Parole riconoscenti anche da parte del “sacerdote degli ultimi” che in questo periodo sta ospitando duecento profughi, sessanta in parrocchia, gli altri in appartamenti (21 dei quali a Rebbio messi a disposizione gratuitamente da due fondazioni svizzere, una di Lugano, l'altra di Berna): “Non mi aspettavo questa ondata di solidarietà. Una partecipazione inattesa che, lo confesso, mi ha commosso. Una volta terminati i lavori di messa a norma del teatro, i soldi che non saranno stati spesi saranno utilizzati per sistemare alcuni degli appartamenti per poter ospitare altri profughi”.