
Da domani, lunedì, il Centro di temporanea accoglienza per i migranti allestito in via Regina, a Como, inizierà la sua attività e potrà ospitare fino a 300 persone. Il Centro è composto da 50 moduli abitativi dotati di letti a castello e armadietti per sei persone. E poi venti docce, servizi igienici con sessanta lavandini, una lavanderia e due tensostrutture dove consumare colazione, pranzo e cena che saranno forniti da un catering. E ancora, un camion della Croce Rossa di Como, responsabile della gestione del centro, che nell'arco delle 24 ore sarà presente con quindici operatore professionali e volontari; un'infermeria e un locale per mediatori culturali. Questo in sintesi il 'Cpt' fortemente voluto dal prefetto Bruno Corda, per condurre la vicenda dei migranti di Como San Giovanni nei binari della legalità. A beneficiarne saranno gli stessi migranti, non più 'fantasmi' in una città che si è riscoperta solidale. L'accampamento che da oltre due mesi si trova negli spazi antistanti la stazione ferroviaria dovrà essere sgomberato nell'arco di qualche giorno. "È chiaro che non si farà ricorso alla man0 militare'' afferma il vice prefetto Corrado Conforto Galli. Ai migranti che chiederanno di risiedere nel centro sarà consegnato un badge identificativo, con nome, cognome, età, nazionalità, fotografia e codice a barre. Niente impronte digitali anche perchè quello di Como non è un hotspot. Quasi tutti i migranti presenti in città sono già stati identificati una o più volte in giro per la penisola. A maggior ragione quelli riammessi dalla Svizzera. A Caritas diocesana e al suo direttore Roberto Bernasconi il delicato compito di coordinate la rete di associazioni che si sono spontaneamente messe in cordata per fornire assistenza legale e sanitaria ai migranti.