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Il potenziale dell’Europa

Nelle prossime settimane in Europa due eventi sono destinati in particolare ad attirare l’attenzione degli investitori. Le elezioni per il Parlamento europeo, che sono in programma dal 6 al 9 giugno, e la decisione di politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea (BCE), prevista per il 6 giugno. Seppure l’esito dei due appuntamenti non sia del tutto scontato, possiamo provare a disegnare uno scenario. In merito alle elezioni, sembra definirsi un esito favorevole alle destre alle urne, ma non tale da modificare sostanzialmente gli attuali equilibri politici. Con riferimento invece alla BCE, l’istituto guidato dalla Signora Lagarde dovrebbe tagliare i tassi di interesse per la prima volta dal settembre 2019. I due eventi non dovrebbero modificare il contesto economico europeo che, seppur depresso, mostra alcuni segnali interessanti. In particolare non va sottovalutata la situazione della Germania che potrebbe essere all’inizio della ripresa. L’economia tedesca, per sua natura storica basata su un intensivo consumo energetico, aveva pesantemente subito l’ascesa dei prezzi di elettricità e gas innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Se da un lato i prezzi energetici sono ampiamente rientrati, dall’altro non va sottovalutato quanto le aziende in questo periodo stiano ottimizzando produttività e margini. Se la Germania nell’anno in corso dovesse crescere più delle modeste previsioni del governo e del Fondo Monetario Internazionale (+0,3% e +0,2% rispettivamente), evidentemente tutto il contesto europeo ne gioverebbe e i multipli azionari potrebbero divenire più interessanti di quanto non appaiano oggi. La stagione degli utili da poco conclusa ha di fatto mostrato numeri allineati o migliori delle previsioni, anche se occorre considerare che le stime erano state riviste al ribasso. Sembra possibile che nei prossimi mesi le stime sugli utili attesi possano proseguire nella recente ripresa, specie se dalla BCE arriverà il primo taglio dei tassi e la disponibilità a produrne degli altri se l’inflazione confermerà la sua lenta tendenza al ribasso.

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