Economia

Fuoco amico da Bruxelles sull'acciaio

La risposta dell’Ue ai dazi statunitensi colpisce anche la siderurgia svizzera che esporta quasi tutta la produzione in Europa

La guerra dell'acciao colpisce anche la Svizzera (Keystone)
1 febbraio 2019
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Le misure di salvaguardia definitive dell’Unione europea sulle importazioni di acciaio, in reazione ai dazi Usa, si ritorcono anche contro la Svizzera. Alle industrie elvetiche verranno imposti contingenti tariffari specifici per alcuni gruppi di prodotti siderurgici, ma la Confederazione non ci sta e chiede di essere esonerata.
L’Unione europea ha annunciato giovedì l’introduzione delle misure di salvaguardia definitive sulle importazioni di determinati prodotti siderurgici in provenienza da Paesi terzi, fra cui anche la Svizzera. Misure che entreranno definitivamente in vigore oggi 2 febbraio in risposta ai dazi Usa introdotti a marzo dell’anno scorso. Questi, che hanno colpito non solo i produttori dei 28 ma anche quelli di molti Paesi terzi, secondo le analisi della Commissione Ue stanno modificando i flussi di esportazioni di acciaio dirottandoli dagli Stati Uniti verso l’Europa. Per questo già da luglio Bruxelles aveva introdotto misure di tutela provvisorie. Ora resterà in vigore per tre anni – salvo revisione per mutate circostanze – un meccanismo che prevede quote di importazioni verso l’Ue per Paese a dazio zero basate sui livelli storici di export del 2015-2017, al di sopra di cui si applicheranno dazi del 25%. In pratica, le esportazioni verso l’Ue dalla Svizzera ed extracontingenti saranno tassate almeno fino al 2021.
“Il commercio tra Svizzera e Unione europea non dovrebbe essere limitato”, ha ribadito ieri a Berna in un incontro con i media Stefan Flückiger, delegato del Consiglio federale agli accordi commerciali e capo dei Servizi specializzati d’economia esterna in seno alla Segreteria di Stato dell’economia (Seco).
La Confederazione chiede di essere esclusa da queste misure, poiché “pregiudicano la libertà dei flussi di merci tra le due parti, danneggiando così l’industria siderurgica elvetica”, ha aggiunto Flückiger. L’Unione europea è quindi tenuta a configurare le misure in modo tale che non compromettano il commercio tra la Svizzera e l’Ue, rispettando pienamente gli impegni assunti da entrambe le parti nell’ambito dell’accordo di libero scambio del 1972.
Le misure di salvaguardia definitive si applicheranno a 26 delle 28 categorie di prodotti e vi saranno contingenti tariffari specifici in base al Paese. Otto di queste – tra cui il gruppo di prodotti 1, per il quale è previsto un contingente globale – colpiscono la Svizzera.

Affari più complessi
“Il problema si ripercuote sulle aziende svizzere che a causa dei costi faranno sempre più fatica a esportare verso l’Ue”, ha sottolineato Flückiger, aggiungendo che il 98% delle importazioni di acciaio svizzere proviene dall’Ue e il 95% delle esportazioni fa il percorso inverso.
I dazi causano la perdita di clienti e contratti, oltre a rendere gli affari molto più complessi, gli fanno eco Paolo Berti, responsabile vendite presso l’impresa siderurgica Swiss Steel, e Jean-Philippe Kohl, vice direttore dell’associazione padronale Swissmem. Secondo quest’ultimo, con tale decisione l’Ue si danneggia da sola, poiché diverse imprese elvetiche fabbricano ed esportano materiali e prodotti ‘hi-tech’ – ad esempio nel settore automobilistico – di cui hanno bisogno le aziende europee.

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