laR+ Spettacoli

La ‘vie en jazz’ di Édith Piaf al Teatro Sociale

Dopo il tutto esaurito dello scorso anno, torna lo spettacolo dei Môme con la riscrittura a cura di Danilo Boggini di celebri brani dell'artista francese

Edit Piaf e i Môme
(Eric Koch/Anefo /Teatro Sociale)
18 febbraio 2025
|

Dopo il tutto esaurito dello scorso anno, ‘Edith Piaf, l’anima Jazz’ torna al Teatro Sociale di Bellinzona sabato 22 febbraio alle 20.45. Lo spettacolo del gruppo Môme rivisita celebri brani della grande artista francese in una chiave di lettura jazz accompagnata da momenti narrativi.

A parlarci del rapporto di Édith Piaf con il mondo jazzistico è il fisarmonicista Danilo Boggini, che dei Môme è leader e arrangiatore. «Édith Piaf, diciamolo subito, non è una cantante di jazz, ma il suo repertorio è spesso improntato alla tradizione afroamericana. Fra i compositori a lei più vicini c’è ad esempio l’inseparabile Marguerite Monnot, fra gli autori francesi dell’epoca probabilmente quella che guarda con maggiore interesse alla canzone d’oltremare. Non per nulla Boris Vian in una nota dichiarazione afferma che il blues in Francia non viaggia sulle dodici misure caratteristiche ma su un tempo di valzer, ed è trascinato da una fisarmonica; e conclude, con un pizzico di provocazione, che Édith Piaf è una cantante di blues. Un’altra matrice che può avvicinare la Môme al jazz è il fatto di essere stata inizialmente una cantante di strada, che ha saputo poi portare la propria energia sui palchi più prestigiosi del mondo. Fermo restando che non si tratta di jazz, ho voluto restituire una Piaf che non fosse semplicemente la copia di ciò che tutti conoscono, ma ho riarrangiato quindici composizioni cercando una via originale, anche se in ogni brano mi sono attenuto ad alcune frasi geniali del fisarmonicista Marc Bonel, per vent’anni il musicista di fiducia di Édith Piaf».

Con Danilo Boggini a portare al Sociale una Piaf rivista in chiave jazz saranno i Môme. «Alla voce abbiamo Beatrice Zanolini, cantante milanese affermata soprattutto in ambito jazzistico, affiancata dalla voce narrante dell’attrice Elda Olivieri, che ha collaborato con me alla stesura dei testi. E poi ci sono musicisti con cui lavoro e mi diverto da decenni, come Mauro Pesenti (alla batteria n.d.r) e Marco Ricci (uno dei contrabbassisti più significativi della scena italiana, capace di affiancare giganti come Randy Brecker e Bob Mintzer, come di giostrare per vent’anni accanto a Enzo Jannacci e in seguito con suo figlio Paolo, n.d.r). A fare da contraltare alla fisarmonica c’è Val Bonetti, chitarrista non solo jazz ma anche blues. È interessante avere in organico due strumenti radicalmente diversi: la fisarmonica, che ricorda raffinate atmosfere musette francesi, e il blues della chitarra, più caldo, più ‘Mississippi’, due mondi che si sposano perfettamente, ad esempio nell’arrangiamento di ‘Milord’».

Una presenza forse insolita, quella della fisarmonica in un contesto jazz. «È un po’ una condanna – spiega ancora Boggini – perché la fisarmonica nel jazz non è uno strumento di primissimo piano, quindi se voglio suonare questo genere devo essere io a creare la formazione, poiché è chiaro che chi fa, ad esempio, be bop, cerca soprattutto il sax, o la tromba, ma non la fisarmonica. Ma è uno strumento che in questo momento, e soprattutto con Richard Galliano, uno dei più grandi musicisti attualmente sulla scena, ha grande visibilità in ambito jazzistico».