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Le città di ‘Travel’, Oriente e dintorni con Vezzoso e Collina

In un album che ospita Trilok Gurtu (percussioni) e Dominique Di Piazza (basso), la sintesi di un lungo viaggio fatto di jazz e melodia

Genova, le session (foto: Umberto Germinale)
28 dicembre 2021
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Dai respiri turchi di ‘Breathing Istanbul’ al buio di ‘Oslo No Light’, dai risvegli filippini di ‘Wake Up in Manila’ alla Cina di ‘Canton’s Mood’, da Praga a Giacarta a Tokyo, dove ‘A Foggy Tokyo’, appunto, sa di Gershwin dall’altra parte del mondo (la volta scorsa era la foggy Londra). Il tanto viaggiare del trombettista piemontese Marco Vezzoso (dal 2012 a Nizza, dove vive e insegna) e del pianista ligure Alessandro Collina ha da qualche tempo un suo corrispettivo fisico (e digitale) in ‘Travel’, punto d’arrivo di un incontro musicale nato nel 2014. Cinque album all’attivo, concerti tra Francia e Italia, un live registrato a Osaka e pubblicato dall’etichetta giapponese DaVinci, concerti in Cambogia, Indonesia, Malesia e Cina, dove i due hanno rappresentato l’Italia al primo Festival europeo del Jazz a Canton (2019 - il resto segue).

Trent’anni dopo

«Il disco nasce a quattro mani», spiega Collina. «Sin dalle prime stesure ci siamo detti che per contribuire al meglio a quest’idea di world music che trapelava dalle composizioni, data dalle città nelle quali abbiamo avuto la fortuna di suonare, la persona giusta sarebbe stata Trilok Gurtu». Percussionista, batterista e musicista indiano, Gurtu è uno dei grandi della musica, uomo dalle mille collaborazioni anche e soprattutto in ambiti jazzistici. I nomi sono Don Cherry, Pat Metheny, Joe Zawinul, Jan Garbarek e, tra gli altri, John McLaughlin, chitarrista che porta al bassista Dominique Di Piazza, quarto elemento illustre di ‘Travel’. Ancora Collina: «Nel 1991, Gurtu e Di Piazza furono la ritmica di McLaughlin in un tour durato due anni. ‘Travel’ è stato anche un modo per farli ritrovare. Erano passati trent’anni, ma in studio è sembrato si fossero rimessi a suonare il giorno prima».

Genova per noi

‘Travel’ è nato in Liguria, in uscita dal secondo lockdown. Gurtu è arrivato in aereo dalla Germania, dove vive dalla fine degli anni 70, e Di Piazza dalla Francia. Genova, posto dal quale di solito si parte, è diventato punto d’approdo. «Ci hanno aiutato in tanti, sull’onda della voglia di riprendere. C’è stato grande entusiasmo per creare il backline, i musicisti locali si sono adoperati. E così videomaker e fotografo, tutte persone che hanno sentito il progetto non solo dal punto di vista meramente lavorativo. Per sicurezza, abbiamo concentrato tutto su un territorio che conoscevamo».

‘Travel’, ancora, è una sorta di guida turistica: «Non è sminuire, ci ritroviamo nel concetto, era anche la nostra volontà», dice Vezzoso. «Sono le città in cui abbiamo suonato, nella musica che abbiamo composto ci sono sapori e atmosfere vissute. E in effetti facciamo quanto fa una guida turistica, cercare di riportare sapori e atmosfere di un luogo nel quale si arriva per la prima volta». Guida turistica con specializzazione orientale: «L’Oriente – spiega Collina – è stato un punto di svolta. Nel 2015 siamo stati per la prima volta in Giappone e abbiamo colto un grandissimo interesse per la melodia italiana. Ci siamo quindi sentiti più forti, più consapevoli della possibilità di creare qualcosa che potesse essere apprezzato all’estero».

Anche al mercato orientale era destinato ‘Italian Spirit’, songbook italiano datato 2020, rilettura della canzone contemporanea che va da Lucio Dalla ai Tiromancino passando per Vasco. Vezzoso: «È la ricchezza melodica italiana che ce lo consente, un terreno fertile sul quale costruire una rivalutazione complessiva del repertorio cosiddetto ‘leggero’, dal quale trarre spunti jazz». Collina: «A pensarci ora è stato un piccolo azzardo, visto che era il nostro primo festival di jazz europeo in Cina, ma nel 2019 l’applauso forte e convinto ricevuto dopo aver rivisitato ‘Sally’ di Vasco Rossi ci ha dato molte conferme». ‘Italian Spirit’ nel frattempo è diventato (con l’aggiunta del percussionista Andrea Marchesini) ‘Italian Spirit Live in Japan’, un live via streaming per il pubblico di Tokyo pubblicato lo scorso luglio dalla Iti Records (Tampa, Usa) per il mercato statunitense e giapponese. ‘Italian Spirit Live in Japan’ si è anche preso 3 stelle e mezza su 5 dalla prestigiosa rivista DownBeat.

Buona la prima

Tornando all’Oriente, tornando a ‘Travel’. La videografia del Sol Levante legata alla musica ha molti suoi punti fermi, non solo al Budokan. Vezzoso: «Quello orientale è un pubblico composto ma caloroso, rispettoso, che ama la musica e non diserta gli avvenimenti. Ha voglia di scoprire nuove musiche e nuovi musicisti, ciò che in Europa, è una mia impressione, abbiamo perso».

Rispettoso ma rigoroso. L’aneddoto è di Collina: «In Giappone, in modo particolare, non si valuta in base alla grandezza del nome sul cartellone. Ma c’è un’altra faccia della medaglia, spiegataci da chi organizzò il nostro primo live: da quelle parti, se il pubblico non gradisce si alza e se ne va alla prima canzone. E da quella volta, superato il primo brano, visto che nessuno si era alzato dalla sedia, abbiamo proseguito con più serenità...».

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