Spettacoli

Leonardo, un’esperienza tra storia e invenzione

Presentata a Lugano la ‘Da Vinci experience’, mostra immersiva dedicata al genio rinascimentale. Dalla realtà virtuale ai modellini, spunta anche la bicicletta (che lui mai disegnò)

Da Vinci Experience (Ti-Press / Alessandro Crinari)
3 dicembre 2020
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Genio rinascimentale, talento universale, ingegno raro ed eclettico: le definizioni si sprecano, quando si parla Leonardo Da Vinci. Il che rende complicato, parlare di Leonardo da Vinci: perché occorre districarsi tra i suoi molteplici interessi, affrontare il suo dedicarsi a quelle che oggi consideriamo discipline diverse e lontane e che per lui erano parte di un unico sapere; e perché bisogna anche separare l’uomo dal mito, lasciando da parte non solo le sciocchezze esoteriche alla Dan Brown, ma anche le leggende metropolitane e le false attribuzioni (tema sul quale purtroppo si dovrà tornare).

È una difficoltà che, paradossalmente, diventa un punto di forza della “Da Vinci experience”, la mostra multimediale curata da Vania Tonello al Centro esposizioni di Lugano fino al 21 febbraio (informazioni su www.davinciexperience.ch). Rispetto a Van Gogh e Klimt – i due precedenti progetti che GC Events ha portato nella Svizzera italiana – o analoghe iniziative sempre più frequenti, qui non abbiamo a che fare con un semplice artista: non basta attingere a quadri e sculture, ma abbiamo anche opere d’ingegneria civile, macchine da guerra, studi anatomici e quant’altro. Eppure tutto sommato ce la si fa: la prima sala, quella di solito occupata da una inevitabilmente didascalica introduzione all’artista, è qui arricchita da modelli delle sue invenzioni che dialogano bene con i pannelli che illustrano le molte ricerche di Leonardo. Peccato non poter azionare le varie macchine. Poi la sala immersiva, dove appunto troviamo sulle gigantesche pareti non solo il Leonardo pittore, con i suoi quadri scomposti e ricomposti, ma anche il Leonardo inventore, il leonardo studioso di anatomia umana, del volo degli uccelli, con connessioni forse non sempre evidenti ma comunque presenti. Concludono il percorso la suggestiva sala degli specchi, con le immagini leonardiane moltiplicate sulle pareti, e una simpatica esperienza in realtà virtuale con la possibilità di entrare in alcune invenzioni di Leonardo, vedendo finalmente in azione alcune delle sue macchine.

La “Da Vinci experience”, come il progetto su Klimt ospitato a Locarno nelle scorse settimane, è realizzato da Cross Media. Nella sala immersiva, circondati da immagini di Leonardo, abbiamo incontrato il presidente Federico Dalgas Pandolfini. «Leonardo è un mondo, per questo la prima cosa che abbiamo fatto è stata cercare un curatore scientifico» ci spiega. Due gli interlocutori: il Museo della scienza e della tecnica di Milano e il Museo Leonardiano di Vinci, la cui direttrice Roberta Barsanti «ha curato la produzione, cioè ci ha indicato quali sezioni dovevamo inserire, scrivendo la piccola sinossi, una sorta di sceneggiatura che poi i creativi hanno seguito in maniera molto puntuale». Indicazioni precise, anche sull’uso delle immagini. Il risultato è il progetto multimediale e immersivo che, nel 2019 per i 500 anni dalla morte di Leonardo, ha girato il mondo: Sudamerica, Cina, San Pietroburgo.

Cosa ha comportato mettere insieme i vari aspetti dell’opera di Leonardo, penso agli studi sull’anatomia umana in rapporto alla pittura? «Non è una cosa semplicissima anche perché il grande pubblico conosce quelle due-tre opere iconiche che ritroviamo ovunque, ma ci sono arrivate, di sicuramente attribuite a lui, solo 13 opere pittoriche, incluso il grande affresco in Santa Maria delle Grazie a Milano: Leonardo ha dedicato una parte importante della sua vita allo studio e dobbiamo presentare al visitatore una completezza di quello che era la sua figura che è un po’ l’ideale rinascimentale. Quello che speriamo è che i visitatori escano da questa esposizione con un’idea un po’ più generale di quella che era la figura di Leonardo Da Vinci».

Per chi è pensato “Da Vinci experience”? «Normalmente questo genere di produzioni, a metà strada tra esposizioni e spettacoli, vengono visitate da persone che non sempre vanno a visitare i musei: il senso di queste produzioni è una forte vocazione divulgativa, senza grandi barriere intellettuale; anche i pannelli, scritti da Roberta Barsanti, sono in un linguaggio molto semplice, accessibile».

I modelli della prima sala, prosegue Dalgas Pandolfini, sono stati realizzati da un’azienda umbra su disegni che ha fornito il Museo leonardiano. «Ne sono stati realizzati circa trenta: purtroppo qui alcuni non entravano: ne abbiamo uno, in scala 1:1, di un carrarmato, e delle ali con un’apertura di 8 metri». Modellini e macchine funzionanti, «ma sconsigliamo di farle azionare dal pubblico, perché sono artigianali: le si può vedere in funzione nella sezione con la realtà virtuale».

Tra i modellini presenti, c’è anche una bicicletta il cui disegno, con tanto di pedali e trasmissione a catena, è stato trovato negli anni Settanta sul retro di un foglio del Codice Atlantico. Il problema è che quel disegno non è di Leonardo ma è stato aggiunto successivamente e rimaneggiato più volte: un falso, insomma. Perché inserirlo in mostra? «C’è stata una lunga discussione con Roberta Barsanti» conferma Dalgas Pandolfini, «Leonardo in effetti non l’ha mai realizzata, e lei non avrebbe voluto realizzarla. Quello che le spiegai è che si tratta di uno strumento rapportabile alla mobilità attuale e per il grande pubblico è importante. Come produttori di eventi che sono divulgativi e di divertimento, andiamo a cercare la curatela per non essere attaccabili, ma dall’altra parte ci sono le esigenze del pubblico, bisogna essere accattivanti: è un difficile equilibrio e infatti spesso ci hanno “accusato” di essere troppo alti». Altri progetti – Dalgas Pandolfini cita una mostra immersiva dedicata a Raffaello e un’altra su Modigliani al Museo delle culture di Milano – «vanno più in profondità, sono più dettagliati dal punto di vista artistico e storico, ma si rivolgono a un altro pubblico».

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