Cinema

Da Michael Corleone a Jimmy Hoffa, gli 80 anni di Al Pacino

Un solo Oscar, mille riconoscimenti e una lunga lista di ruoli rifiutati. Dalla strada all'Actors Studio, dal 'Padrino' a 'The Irishman', il mito

'Io credo che si reciti solo nella vita, mentre nell'arte si persegue solo la verità' (Keystone)
24 aprile 2020
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Al Pacino compie ottant'anni. Nove candidature e un solo Oscar nel 1993 per ‘Scent of a woman’, film del 1974 diretto da Dino Risi e interpretato da Vittorio Gassman. E lungo una vita spesa tra cinema e teatro, una corposa lista di ruoli rifiutati: ‘Taxi Driver’, ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’, ‘Guerre Stellari’ (per il ruolo di Ian Solo), ‘Blade Runner’, ‘Apocalypse Now’ (quale antagonista di Marlon Brando), ‘Kramer contro Kramer’, ‘Rambo’, ‘C’era una volta in America’ e ancora ‘Pretty Woman’, ‘Basic Instinct’, a testimonianza della versatilità dell’attore unica allo studio meticoloso dei personaggi.

Nato il 25 aprile del 1940 ad Harlem, cresciuto nel Bronx, Alfredo James Pacino lascia la scuola a 17 anni. Bussa alla porta dell'Actors Studio a 20 anni, ma ci vorrà del tempo prima che Lee Strasberg riconosca in lui grandi doti, di fatto adottandolo e cedendogli, molto tempo più tardi, il testimone della scuola, una volta passato a miglior vita. L'esordio sul grande schermo è a 25 anni, 'Me, Natalie' di Fred Coe (1969); la svolta arriva con ‘Panico a Needle Park’ nel 1971, ruolo col quale si guadagna le attenzioni di Francis Ford Coppola che lo impone ai produttori de ‘Il Padrino’ per il ruolo di Michael che ricoprirà anche negli altri episodi della saga. Il secondo capitolo, in particolare, gli frutterà una nomination come migliore attore non protagonista.

Una vita privata mai troppo sotto i riflettori – tre figli, dall'insegnante di recitazione Jan Tarrant e dall’attrice Beverly D'Angelo, e un'altra decina di relazioni sentimentali note – Pacino è stato diretto da Sydney Pollack, Norman Jewison, Oliver Stone, William Friedkin. E da Brian De Palma, per il quale reciterà gli iconici Tony Montana di ‘Scarface’ e Carlito Brigante di ‘Carlito’s Way’. Di particolare intensità anche il rapinatore Sonny in 'Quel pomeriggio di un giorno da cani' (film padre di tutte le 'Casa di Carta') e il poliziotto Frank Serpico, nei due lungometraggi di Sidney Lumet che gli valsero altre due candidature alla statuetta.

Una parentesi registica sul finire degli anni ’90 (‘Riccardo III’ e ‘Chinese Coffee’, film mai concesso alle sale), in ambiti teatrali ha vestito i panni Shylock, Amleto, Giulio Cesare, per poi tornare al cinema in 'Donnie Brasco', 'Insider', 'Ogni maledetta domenica', 'Insomnia', fino ad incrociare nuovamente la strada di Robert De Niro in ‘The Irishman’ di Scorsese, conquistando la sua nona nomination all’Oscar per il ruolo di Jimmy Hoffa.