Intervista al cantautore londinese: ‘Per me è fondamentale lasciarsi andare, sia nella vita artistica che in quella di tutti i giorni’

Il 4 febbraio Tom Rosenthal, cantautore londinese di talento, ha brillato al Kaufleuten di Zurigo. In una sala affollata e affiatata, ha saputo intrattenere per novanta minuti il pubblico, prevalentemente giovane e femminile, divertendolo e divertendosi, raccontando aneddoti e interpretando alcuni fra i suoi brani più belli in un misto di malinconia e allegria reboante.
Nato nel 1986, nei suoi dieci anni di attività Tom ha già pubblicato 5 album e su YouTube i suoi video hanno avuto più di 40 milioni di visualizzazioni, mentre su Spotify la sua musica è stata ascoltata più di 100 milioni di volte. Ha inoltre musicato film, serie televisive e spot. Le sue sono canzoni pop brevi e intimiste, ma anche divertenti e giocose, che portano a riflettere e parlano di sentimenti in modo mai banale, spesso ironico, su più livelli. Con la sua voce calda e profonda Tom celebra la vita come un artista poliedrico e sensibile sa fare. I suoi video sono talvolta interessanti esperimenti sociali, come per esempio quello di ‘Middle Of My Mind’, nel quale sembra di leggere i pensieri di persone sedute in un parco mentre sentono la mancanza di qualcuno, o quello di ‘Hugging You’, che mostra coppie che si abbracciano. E poi ci sono canzoni come ‘Go Solo’, dolce ballata che parla di un viaggio verso la persona amata oppure ‘My Life Is A Song For You’, dedicata al padre da poco scomparso, che al dolore mischia la gioia per la vita: “Oh, la tristezza non ti sarebbe piaciuta / Tutta l’esistenza insieme avuta / E io che ho appena scoperto il maledetto miracolo della vita / La cui fine è una canzone / E infinite le parole che potrei dire / Ma non ne trovo”. Oltre alla vena romantica che lo contraddistingue, Tom Rosenthal spicca anche per gli abbinamenti imprevedibili che sconfinano nel puro gioco ironico-surreale di pezzi come ‘Watermelon’ (song un po’ cacofonica dedicata alle angurie in cui Tom appare vestito da anguria), ‘Melania’ (brano nel quale Tom suggerisce a Mrs. Trump ciò che potrebbe fare per sbarazzarsi del marito), ‘Phone Battery Dead’ (sui piaceri e i dispiaceri delle app per single) o ‘P.A.S.T.A’ (in cui si vedono diversi tipi di pasta muoversi all’interno di un paesaggio tipicamente scozzese, con tanto di mostro di pasta che alla fine sbuca dal lago).
Di persona Tom è un tipo alla mano, dalla battuta pronta, gentile e attento. Lo abbiamo intervistato prima del concerto.
Quando hai deciso che avresti fatto il musicista?
Ancora non ho deciso…
Davvero?
Beh, a un certo punto della mia vita ho capito che avrei dovuto concentrarmi su una cosa sola, per poterla fare davvero bene. Da giovane avevo tante idee: a un certo punto ho pensato che sarei potuto diventare uno scrittore di libri per bambini o che avrei potuto lavorare per la Bbc. Ma poi ho finito per fare il musicista.
Continuerai a esserlo per il resto della tua vita?
Non per forza. Per scelta ho deciso di non avere un’etichetta discografica. In questo modo posso prendere tante decisioni in modo autonomo, da imprenditore, e lavorare sul mio prodotto. Ho comunque un produttore, Universal, che si occupa della vendita della musica attraverso i diversi canali.
Molte delle tue canzoni celebrano la bellezza della vita e della natura e la forza dell’amore e degli affetti. Sono queste le cose più importanti? Che altro c’è?
Forse la birra? Seriamente: no, credo che non ci sia niente di più importante, davvero.
Altre tue canzoni sono ironiche e autoironiche, altre giocose o addirittura un po’ pazze. Quanto importante è la follia?
Per me è fondamentale lasciarsi andare, sia nella vita artistica che in quella di tutti i giorni. È bello non essere rigidi, fare ciò che salta in mente, divertirsi, andare dove si vuole. Sono come si vede nei video. È in questo modo che riesco a comunicare la mia gioia.
Cosa puoi dirci invece del brano intitolato ‘Don’t Die Curious’ (non morire curioso)?
Questa è una delle frasi che ripeteva spesso uno degli uomini amati da mia madre e che io ho interiorizzato. Credo che avesse ragione: non è forse giusto vivere cercando di scoprire tutto ciò che c’è da scoprire? Sarebbe un peccato arrivare alla fine della vita senza sapere mai se una certa persona ci abbia amato o se avessimo potuto fare un certo lavoro piuttosto che un altro. Ciò non significa avere per forza successo, ma sapere di aver perlomeno tentato.
La maggior parte delle tue canzoni sono ottimiste. Sei un ottimista di natura o ti devi sforzare?
Non sono uno che si sforza. La vita è troppo bella per dover lottare. Se lottassi perderei il controllo.
Pensi quindi di essere un privilegiato?
Certo! Sono così poche le persone in grado di vivere bene grazie alla propria musica... Io guadagno bene e sono soddisfatto.
Come mai hai iniziato a fare concerti solo da un anno?
Per le mie bambine. Non volevo separarmi troppo a lungo da loro perché erano ancora troppo piccole. La mia compagna e io cerchiamo di suddividerci equamente il tempo che passiamo con loro, anche se lei, come tutte le mamme, finisce per fare sempre un po’ di più.
Nei tuoi vlog mostri la vita con la tua famiglia. Nella nostra società dominata da Internet la privacy è diventata una questione importante. Per quale motivo hai deciso di rivelare tanto su te stesso, per esempio le tue figlie?
Non credo di mostrare tanto, si tratta solo di una finestrella sul mio mondo di un paio di anni fa, ricordi che serberò per tutta la vita. So che ci sono genitori che sono molto protettivi nei confronti dei figli e rispetto la loro scelta. Penso comunque che sia importante scegliere con cura ciò che si vuole condividere. Non ho paura che qualche persona disturbata possa abusare dei miei video. Al mondo ci sono persone così e non voglio vivere preoccupandomi di ciò che potrebbero fare.
Alla fine del brano intitolato ‘Busy And Important’ c’è una frase che non finisci ed è proprio quella che fa: “Sono troppo impegnato per finire questa canzone”. Com’è nata l’idea?
C’è stato un periodo in cui ho chiesto ai miei amici di farmi avere titoli di possibili canzoni. Uno di loro, Dave, mi ha proposto questo e io quando l’ho letto ho avuto una vera e propria rivelazione. La canzone mi è poi venuta di getto.
Trovo che ‘Got Gold’ sia il video più forte e intenso fra tutti quelli che hai girato. È un’allegoria sulle “fatiche dell’amore”?
Il video è stato ideato e realizzato da Alexandra Brodski, la regista, che tra l’altro ha girato tutto in piano sequenza. C’è molto da scoprire in quei tre intensi minuti: la fisicità dell’amore e la fatica che ogni relazione amorosa, amicizia o relazione intima, comporta.
Sembra che la Svizzera ti piaccia molto: hai infatti girato diversi video nel nostro paese…
È di sicuro un posto bellissimo, no? In Svizzera ho girato il video della mia canzone natalizia, ospitato da un amico che ha uno stupendo chalet in montagna. In seguito ne ho ambientato uno anche a Zermatt.
Un verso di ‘Little Big Mistakes’ recita “don’t take it all so seriously” (non prenderla troppo seriamente): è il tuo motto?
Sì: non mi piace prendere con troppa serietà il mio lavoro. Dopotutto sono solo canzoni.