Il festival d’animazione di Baden dedica una rassegna alle produzioni della Svizzera italiana

È strano, attraversare la Svizzera, entrare in una piccola e accogliente sala di Baden – e ritrovarsi sullo schermo la sigla di Scacciapensieri.
Quella breve animazione, opera di Guido Manuli, ha infatti aperto la retrospettiva 2019 di Fantoche, il festival di film d’animazione che si chiuderà domenica. In tre sezioni – Fattore Rsi, Indipendenti e Per i bimbi – “La Svizzera italiana animata” presenta una sorprendente serie di cortometraggi, dalle fiabe di Victor J. Tognola e Adelchi Galloni degli anni Settanta al recente ‘Biriki e l’arcobaleno’ di Bruna Ferrazzini; lavori personali come ‘Uno strano processo’ con cui Marcel Barelli racconta, con leggerezza, il complicato rapporto con la tradizione familiare della caccia, il delicato ‘Sogno del pagliaccio’ di Elisabeth Hüttermann e Jesús Pérez, dove troviamo lo zampino di Dimitri, il leggero ma mai superficiale Franco Cavani, o il suggestivo ‘Sous la voûte étoilée’ che Carlo Ippolito ha dedicato a Giordano Bruno – e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ad aver reso possibile questa retrospettiva è Rolf Bächler, o meglio la sua passione per l’animazione, come ci ha spiegato – in buon italiano – al termine di una delle proiezioni. «L’animazione è la mia vita, e mi interessa tutto: fare animazione, guardarla, scriverne, programmarla, organizzare esposizioni…». E la rassegna di Baden è nata proprio da un’esposizione, quella itinerante voluta per i cinquant’anni del gruppo svizzero del cinema d’animazione. «La prima tappa è stata proprio qui a Fantoche, l’anno scorso, e ho visto che la Svizzera italiana non c’è: eppure mi ricordavo qualche film, mi ricordavo di Luciano Paganini, di Victor Tognola…». Quando l’esposizione è arrivata in Ticino, con Castellinaria, «mi sono detto: vado al vernissage così conoscerò i ticinesi – ma non c’era nessuno». Così «abbiamo fatto un invito rivolto a tutti quelli che lavorano nell’animazione, di presentarsi per l’ultimo giorno di Castellinaria». E così si sono presentate una decina di persone, «ma nessuno conosceva gli altri: è questa la chiave del problema, non c’è sviluppo se non c’è una base».
E così, conclude Rolf Bächler, «ho convinto la direttrice di Fantoche di realizzare questa retrospettiva: era un bisogno – ed è stato un lavoro intenso, perché come detto non c’è una storia dell’animazione nella Svizzera italiana, non c’è un repertorio…».
Molti gli animatori della Svizzera italiana presenti a Fantoche. Appartenenti a più generazioni, perché – per dirla sempre con le parole di Rolf Bächler – «c’è un passato importante, ma dimenticato» legato alle produzioni dell’allora Tsi. «Perché allora c’erano i budget nazionali per le produzioni» ci racconta uno dei protagonisti di questa stagione, Victor J. Tognola. Con le già citate fiabe, più o meno ispirate a Esopo «che abbiamo venduto ovunque, anche nei Paesi comunisti, e passate persino attraverso la censura iraniana!». Anche perché «per non dover doppiare abbiamo fatto tutto con una voce fuori campo e poi per i personaggi un ‘gramelot’, realizzato da uno di Milano, un pazzo che si chiamava Bonomi: faceva parlare tutto, anche i pali della luce, e ogni tanto ci infilava un ‘vaffanculo’ in milanese, ma tanto nessuno se ne accorgeva».
È di quegli anni anche ‘Clorofilla dal cielo blu’ che Tognola e Adelchi Galloni avevano tratto da un racconto di Bianca Pitzorno. «Alla Tsi c’era questa responsabile, Mimma Pagnamenta, amica di Bianca Pitzorno e ha messo in piedi una coproduzione internazionale». Fantoche ha inserito in rassegna una puntata di ‘Clorofilla’, ma non occorrerà venire a Baden: Tognola ha infatti annunciato non solo la presenza al prossimo Castellinaria, ma anche il ritorno sulla Rsi in una nuova versione 16:9, realizzata a partire dalla pellicola originale.
A rappresentare la nuova generazione c’era, tra gli altri, anche Marcel Barelli di Lodrino. «Ticinese in esilio» l’ha presentato Rolf Bächler, ma il diretto interessato minimizza. «Non è che son dovuto emigrare: sono andato a Ginevra per seguire una formazione che non c’era… e poi son rimasto : culturalmente è un ambiente molto più attivo».
A Fantoche Barelli è arrivato con ‘Vigia’, storia di un’ape raccontata dal nonno, e il già citato ‘Uno strano processo’. Due racconti personali, ai quali si affianca il divertente ‘Ralph et les dinosaures’, episodio di una serie didattica. «È un progetto un po’ speciale: dopo quattro o cinque giorni, il mio produttore mi ha chiesto di fare qualcosa un po’ più in grande, ad esempio una serie… e ho subito detto “la faccio sui dinosauri!” che sono un po’ la mia passione».