Società

La prima pietra: gay e 'adulteri' puniti con la morte

Da ieri nel Brunei omosessuali e traditori rischiano la lapidazione. Completata dal sultano l'introduzione della sharia.

4 aprile 2019
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Da ieri gli omosessuali e gli ‘adulteri’ del Brunei rischiano la pena di morte per lapidazione, in ossequio alla legge islamica. Il sultano Hassanal Bolkiah ha così completato l’introduzione della sharia nel codice penale, iniziata nel 2013. Le nuove riforme – se di riforme è lecito parlare – impongono anche l’amputazione di mani e piedi per chi è giudicato colpevole di furto, mentre la condanna a morte diventa un rischio anche per stupratori, rapinatori e ‘blasfemi’. Il piccolo sultanato – 417mila abitanti sulla costa settentrionale dell’isola del Borneo – è il primo Paese dell’Asia orientale nel quale si è scelto di adottare la sharia. Il sultano plenipotenziario l’ha applicata in maniera graduale: ha iniziato nel 2013 prendendosela con le nubili incinte e con chi non partecipa alle preghiere.

L’adulterio – un ‘reato’ contestato quasi esclusivamente alle donne – e l’omosessualità erano già illegali in Brunei. Secondo il ‘Guardian’ la comunità Lgbti locale sperava però che Bolkiah – in carica dal 1967 – avrebbe nuovamente rimandato la legge: “Alcuni mi dicevano: credo che possiamo stare tranquilli purché non manifestiamo e non dichiariamo i nostri orientamenti”, spiega Ryan Silverio, attivista per i diritti Lgbti. Ma molti si sono attivati nei mesi scorsi per richiedere asilo in Paesi come il Canada, dove i loro diritti sono tutelati e alle coppie dello stesso sesso sono permessi matrimoni e adozioni. Inutili le proteste dell’Onu, che ha definito la legge “crudele e disumana”, e di celebrità quali Elton John e George Clooney, che ora chiedono un boicottaggio dei lussuosi hotel controllati dal sultano (vicino a noi, il Principe di Savoia a Milano).

La reazione politica registra la stigmatizzazione di numerosi ministri degli esteri occidentali, mentre tacciono i Paesi del Sudest asiatico, storicamente poco progressisti in materia. Il sultano – il cui regno è il secondo più lungo dopo quello di Elisabetta d’Inghilterra – non pare intimidito e invita i sudditi a pregare in tutti i luoghi pubblici, non solo nelle moschee. Per arrivare alla lapidazione potrebbero bastare prove testimoniali, col rischio ulteriore di faide e vendette personali. Stranamente, le lesbiche godranno di maggiore ‘clemenza’: quaranta frustate, dieci anni di prigione. Quando si parla di pena di morte per relazioni extraconiugali e per rapporti omosessuali consensuali, il Brunei si aggiunge ad altri 11 Paesi islamici (vedi infografica). 26 Paesi – a maggioranze musulmane, cristiane, buddhiste – prevedono pene da 10 anni all’ergastolo. In tutto sono oltre 70 le nazioni che criminalizzano l’omosessualità e l’adulterio.

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