Società

A Milano Obama a 360°

(Luca Bruno)
9 maggio 2017
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Dai grandi temi che angustiano il mondo odierno - migrazioni di massa, il lavoro che manca, i cambiamenti climatici, la scarsità di cibo – alle piccole crisi della vita di una coppia “normale”. È un Barack Obama a 360° quello che ha affrontato la platea di Seeds And Chips, all'interno di Tuttofood, una delle principali manifestazioni al mondo di cibo e di tecnologia per produzione, trattamento e distribuzione.

“Milano e l'Italia, il posto giusto per parlare di alimentazione. Qui il cibo è una cosa seria, c'è sicuramente una platea di esperti di ogni aspetto di questo settore”, le prime parole che l'ex presidente Usa ha voluto rivolgere al migliaio e forse più di spettatori che l'hanno accolto con un grande applauso.

Il primo punto che ha toccato nel corso del suo intervento è stato quello delle migrazioni di massa. Partendo da lontano, dal significato e dal ruolo che le folle di immigrati hanno avuto nella storia del suo Paese, “senza i quali l'America non sarebbe l'America”. Già, i migranti. Come quelli che, da anni, sbarcano a ritmo serrato sulle coste della Penisola. Un flusso che è figlio di una combinazione mortale: conflitti e guerre, disastri naturali, cambiamenti climatici. “Il risultato – dice Obama – è un'emergenza alimentare per milioni di persone, costrette ad abbandonare le loro case, le loro terre”. “Questi migranti sono i poveri, i più deboli”.

Un fenomeno temporaneo? Solo una questione di porre fine a conflitti, piccoli e grandi? “No – risponde Obama, secco e perentorio -, sono flussi destinati ad aumentare, se non cambiamo l'intero sistema del cibo”. E lancia un monito, un avvertimento: “Se non agiamo, in fretta, può solo peggiorare”. Intere popolazioni, milioni e milioni di esseri umani, giovani e vecchi, uomini e donne, devono abbandonare le loro case, per sperare di trovare ciò di cui hanno bisogno e non si può semplicemente rimanere a guardare.

 A essere fuori equilibrio, dunque, è l'intero sistema di produzione, trattamento e distribuzione del cibo, “il secondo peggior inquinatore al mondo, la seconda causa dei cambiamenti climatici in atto”, l'accusa che Barack Obama lancia. Il primo chi è?, la domanda che sale, implicita, dalla platea. “I trasporti”, la risposta. 

Su questo punto, l'ex inquilino della Casa Bianca si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Donald Trump sta, pezzo dopo pezzo, smontando quando da lui fatto negli otto anni alla Casa Bianca. Non importa, “è la Democrazia”, dice. In ogni caso, il fenomeno che lui vede in atto, nel suo Paese, è che “ il settore privato sta avendo il sopravvento sul settore pubblico. Le norme, le regole, i comportamenti, li detta il privato”. E fa l'esempio delle automobili. “Il mio successore vuole mettere nuovi standard, più permissivi, per le emissioni? A decidere sarà il mercato. Nessun produttore vorrà adottare gli standard di Trump, se questo vorrà dire perdere il mercato californiano”. Ecco, dunque, la rivincita del privato sul pubblico, sulla politica. E guardando fuori dai confini americani, Obama si augura “che Usa e Cina mantengano gli impegni presi con gli accordi sul clima di Parigi” e prendano la guida del mondo verso un futuro più sostenibile, sotto tutti i punti di vista.

Industria significa lavoro... Altro tema caldo. “La tecnologia uccide i posti di lavoro: la soluzione è andare verso un mondo in cui si lavori di meno, per lavorare tutti, per vivere una vita più ricca e piena”.

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