Scienze

L'Ia per simulare al meglio l'ultima glaciazione delle Alpi

Da un team dell’Università di Losanna (Unil) la ricostruzione della reale corrispondenza tra simulazioni e tracce fisiche

(Keystone)
22 gennaio 2025
|

Gli scienziati di Losanna hanno utilizzato l’intelligenza artificiale (Ia) per simulare l’ultima copertura glaciale delle Alpi. Molto più in linea con le osservazioni sul campo, i nuovi risultati mostrano che il ghiaccio era più sottile rispetto ai modelli precedenti.

Venticinquemila anni fa le Alpi erano ricoperte da uno strato di ghiaccio alto fino a due chilometri. Questa glaciazione è stata messa in prospettiva dalla modellazione digitale 3D, basata su ricostruzioni climatiche, termodinamica e fisica del ghiaccio. Tuttavia, fino a ora, non esisteva una reale corrispondenza tra queste simulazioni e le tracce fisiche – rocce, morene ecc. – rinvenute sul terreno, in particolare linee di erosione che testimoniano passati spessori di ghiaccio.

Un team dell’Università di Losanna (Unil) ha appena risolto questo problema persistente. Gli scienziati hanno utilizzato per la prima volta l’intelligenza artificiale per potenziare in modo massiccio il loro nuovo modello di evoluzione glaciale, generando un’ampia serie di simulazioni di precisione senza precedenti che corrispondono molto meglio alle tracce fisiche lasciate sul terreno.

Ghiaccio più sottile

I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, presentano una copertura glaciale in media più sottile dal 35% al ​​50% rispetto alle precedenti simulazioni di riferimento. La risoluzione del modello è passata da due chilometri a 300 metri, ed è solo grazie a questa precisione che è possibile descrivere digitalmente la complessa topografia delle Alpi. Vediamo ad esempio che durante le ere glaciali alcune vette come il Cervino e il Grand Muveran sporgevano chiaramente dal ghiaccio.

“Possiamo finalizzare una simulazione su 17'000 anni ad altissima risoluzione in 2,5 giorni, mentre tale risoluzione spaziale avrebbe richiesto 2,5 anni di calcolo con metodi tradizionali”, riassume Tancrède Leger, primo autore dello studio, in un comunicato stampa dell’Unil.

Secondo le conclusioni degli autori, questo metodo innovativo apre la porta a innumerevoli nuove simulazioni e previsioni legate al cambiamento climatico. Anche l’Università di Zurigo ha contribuito a questa ricerca.