Scienze

Età del Bronzo e cambio di clima, il miglio salvò gli 'svizzeri'

Allo studio hanno partecipato l'Università di Ginevra e ricercatori di Neuchâtel. I cereali resistenti alla siccità essenziali per sopravvivere dal 1300 a.C.

(Keystone)
2 febbraio 2021
|

L'introduzione di nuovi cereali resistenti alla siccità, come il miglio, ha permesso agli abitanti della Svizzera occidentale di adattarsi al cambiamento climatico avvenuto durante l'età del bronzo. Un periodo, fra l'altro, in cui le fonti proteiche erano sostanzialmente terrestri più che di acqua dolce.

È quanto risulta da uno studio internazionale pubblicato sul periodico Plos One a cui hanno partecipato l'Università di Ginevra (UNIGE), quella spagnola di Pompeu Fabra (UPF) nonché ricercatori degli atenei di Neuchâtel ed Aix-Marseille (Francia).

Finora, le ricostruzioni dell'alimentazione, dell'ambiente e delle pratiche agricole e zootecniche dell'età del bronzo (in Europa da circa 3400 a 600 a.C.) sono state effettuate dall'archeobotanica e dall'archeozoologia, ma questi metodi forniscono solo informazioni generali. Al fine di stabilire con precisione la situazione, per la prima volta si sono analizzati direttamente scheletri umani e animali nonché campioni di piante provenienti da siti della Svizzera occidentale e dell'Alta Savoia (Francia). L'esame degli isotopi stabili nel collagene delle ossa e dei denti ha premesso di definire le condizioni di vita, spiega in un comunicato odierno Alessandra Varalli, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Umane dell'UPF e prima autrice dello studio.

Così, per quanto riguarda l'origine delle proteine consumate, si è scoperto che, sebbene la Svizzera occidentale avesse un lago e dei fiumi, la dieta era principalmente orientata verso animali e piante terrestri piuttosto che sul pesce o altre risorse di acqua dolce. Inoltre non sono risultate differenze tra le diete di uomini e donne, o cambiamenti notevoli nell'alimentazione tra l'infanzia e la fase adulta degli individui.

Lo studio mostra poi che nella prima età del bronzo (dal 2200 al 1500 a.C.), l'agricoltura si basava principalmente su orzo e frumento, cereali originari del Vicino Orientale già coltivati in Europa nel neolitico (10'000-3500 a.C.). Mentre nella tarda età del bronzo (dal 1300 a.C.), è iniziata l'introduzione del miglio, una pianta proveniente dall'Asia che cresce in ambienti più secchi. Inoltre, gli isotopi dell'azoto hanno rilevato un aumento nell'uso dei fertilizzanti.

Queste due scoperte sembrano confermare, da un lato, l'aridità generale che prevaleva in Europa a quell'epoca, richiedendo un adattamento dell'agricoltura, e, dall'altro, un aumento degli scambi tra le varie colture come quella dell'Italia settentrionale o della regione danubiana.

In nuovi cereali, che crescono più velocemente e sopportano meglio la siccità, e un aumento nell'uso dei concimi hanno probabilmente svolto un ruolo importante nella sicurezza dell'approvvigionamento alimentare e contribuito all'aumento della popolazione osservato nel Bronzo Finale, un'epoca in cui il clima era relativamente caldo e secco.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE