Scienze

Più forza, meno sesso

Il mercato nero dei farmaci dopanti frutta cento milioni di euro l’anno in Europa

30 settembre 2019
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Nandrolone, stanozololo, metenolone enantato, metandrostenolone, trenbolone fino al testosterone. Nomi forse sconosciuti ai più ma ben noti a tanti sportivi, che li considerano la scorciatoia per prestazioni da campioni, muscoli gonfiati e vittorie in cambio della salute. Sono queste, infatti, alcune delle sostanze dopanti, che promettono miracoli agli atleti anche se vietate e a farne le spese sono tanti organi a cominciare dal cuore: tachicardia, ipertensione, shock cardiogeno fino all’infarto (vedi box).

Nello specifico gli steroidi anabolizzanti sono derivati sintetici del testosterone, ormone sessuale maschile che porta allo sviluppo da ragazzo a uomo con gli effetti più evidenti sulla voce più profonda e la crescita dei peli del corpo. Il testosterone ha perciò un effetto androgeno (mascolinizzante) ma anche anabolico cioè di crescita: influenzano, tra le altre cose, la maturazione ossea, la costruzione del muscolo scheletrico e in generale la crescita del corpo.

La lista dell’Agenzia mondiale antidoping (Ama), comprende anabolizzanti, cioè ormoni steroidei come il testosterone e una serie di altre sostanze con un’azione simile a quella dell’ormone sessuale maschile; l’eritropoietina (Epo), un ormone proprio dell’organismo che stimola la produzione dei globuli rossi, e il cui effetto finale è indurre un aumento della resistenza allo sforzo e una ripresa più rapida; l’ormone della crescita (hGH) peptidico endogeno (proprio dell’organismo), che stimola la divisione e la crescita cellulare e agisce come anabolizzante (sviluppo dei muscoli); beta-2-agonisti che dilatano i bronchi nei polmoni e in caso di dosaggio elevato hanno ugualmente effetto anabolizzante.

Agenti mascheranti per i controlli

E poi ancora «modulatori ormonali, corticosteroidi, insulina, stimolanti contro la stanchezza, cannabinoidi, antidolorifici, agenti ‘mascheranti’ per falsificare i controlli», ricorda l’Unità specializzata di Zurigo per la prevenzione dell’abuso di sostanze (Zfps).
L’altra faccia della medaglia sono però gli effetti sulla salute. E il problema non interessa solo i professionisti ma anche tanti sportivi amatoriali e i cosiddetti ‘atleti della domenica’.

Infatti, all’ombra del clamore mediatico fiorisce da tempo una cultura del doping, che interessa chi frequenta la palestra o l’appassionato delle due ruote.

In palestra 1 su 5 ricorre a sostanze illegali

Secondo un sondaggio dell’Ufficio federale dello sport, sempre più giovani si allenano con i pesi. I proprietari di centri fitness confermano inoltre che la percentuale di clienti adolescenti e giovani adulti è in costante aumento. Anche se le statistiche sono lacunose, uno studio condotto in Belgio, Portogallo, Italia e Germania, tramite iscritti alle palestre, ha rilevato che il 6% di tutti gli atleti nei centri di fitness ricorre a sostanze vietate ma la stima in realtà arriverebbe al 20%.

C’è da considerare poi che in Europa i farmaci dopanti venduti sul mercato nero ogni anno hanno un giro di affari di circa cento milioni di euro, complice anche l’acquisto su web, dove spesso in fiale o pasticche non c’è neppure la sostanza scelta. Anche nei controlli casuali da parte delle autorità doganali e delle forze dell’ordine svizzere, c’è stato un aumento di casi scoperti, come il giovane che alla dogana sangallese di St. Margrethen è stato trovato lo scorso luglio con un centinaio di fiale di prodotti dopanti, nascosti in scatole di biscotti. 

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