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Addio all’‘autodidatta’ Libero Casagrande

Curioso e lungimirante, l’editore bellinzonese è morto negli scorsi giorni a 93 anni. La sua storia personale va di pari passo con quella professionale.

Libero Casagrande (1929-2023)

Curioso e lungimirante, l’editore bellinzonese è morto negli scorsi giorni a 93 anni. La sua storia personale va di pari passo con quella professionale.

14 febbraio 2023
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Addio a Libero Casagrande, fondatore dell’omonima casa editrice bellinzonese. Fra i protagonisti del settore della stampa e dell’editoria della Svizzera italiana (e non solo), Casagrande è morto negli scorsi giorni a 93 anni. A funerali avvenuti, lo ha annunciato la famiglia.

Nato a Bellinzona il 23 luglio 1929, Libero Casagrande è stato un uomo curioso, entusiasta, appassionato e schietto. Un animo avanguardista, ben disposto al progresso tecnico, con uno spiccato senso per l’estetica e amore per la cultura, capace di far orbitare attorno a sé intellettuali e letterati. Non ci si sbaglierà di certo a scrivere che è stato un imprenditore illuminato, nonostante si sia sempre definito un "autodidatta". Lo ricordava anche nella bella e corposa intervista «Mi sono un po’ industriato»: una vita tra piombo, libri e computer, apparsa nel 2019 nell’edizione 165 di Archivio Storico Ticinese (Ast), a cui abbiamo fatto capo per redigere questo servizio e da cui sono citati i virgolettati.

Nell’intervista, Libero rievocava quasi cento anni di storia familiare e professionale (nonché quasi ottant’anni di storia personale), in un contesto storico, quello del Ventesimo secolo, caratterizzato da cambiamenti epocali. Sul filo della grande storia, la curiosità e l’intraprendenza – accompagnate da uno spassionato interesse per la tecnica – lo hanno spinto, fin da giovane, a sperimentare e a lanciarsi in iniziative che – il passato aziendale ne è testimone – hanno avuto notevoli successi. Un momento su tutti, il periodo di cesura a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, quando si passò da processi lavorativi artigianali e meccanici agli esordi dell’informatica. Una storia familiare che racconta anche il passato dell’industria tipografica ed editoriale cantonale.

Ti-PressCon il figlio Fabio, al fianco del padre in azienda dagli anni Ottanta

Le macchine di Libero

Primogenito di tre figli nati da Maria e Gianni, Libero crebbe in via Nocca a Bellinzona. Dopo il ginnasio si iscrive alla Scuola cantonale di commercio, che abbandonerà dopo un anno per iniziare a lavorare. La voglia di studiare era poca (aveva ammesso), in compenso però era curioso e affascinato dalle macchine, come la Multigraph che negli anni Quaranta fece capolino nella ditta Fratelli Casagrande. All’epoca, Libero frequentava il ginnasio e quel macchinario lo attraeva: "Su quell’aggeggio (…) iniziai a mettere le mani con un certo interesse e con molta curiosità".

Arrivati a questo punto, è necessaria forse un’analessi circa la storia aziendale che Libero aveva alle spalle, che andava di pari passo con quella familiare. Il passato dell’attività lavorativa di famiglia è suddiviso in due grandi periodi: quello che dall’inizio degli anni Venti va fino ai Cinquanta (volto soprattutto al commercio: nel 1921 lo zio Marino fondò una legatoria e fabbrica di scatole) e un secondo momento (che coinvolse l’editore) che va dalla metà del secolo scorso fino al passato recente, interessato alle "attività artigianali, industriali e di servizio".

Eravamo rimasti all’interesse di Libero per le macchine. Mollati gli studi, nel 1945, a sedici anni partì alla volta di Zurigo per imparare il tedesco lavorando per un grossista della cartoleria: "Non era proprio il lavoro che sognavo, però mi sono un po’ industriato per trovare una collocazione che potesse rispondere ai miei desideri". L’anno successivo tornò a Bellinzona: era il principio del secondo dopoguerra, contraddistinto (anche in Ticino) dallo sviluppo economico. In quel contesto, Libero prese l’iniziativa (atteggiamento che lo accompagnò per tutta la vita) e aprì nel capoluogo cantonale il primo laboratorio eliografico, che permise alla ditta del padre (la Fratelli Casagrande) di aprire alla produzione artigianale.

Appena ventenne, fece letteralmente carte false per acquistare una Presto da Oerlikon, che verrà piazzata nella tipografia aperta accanto al laboratorio eliografico. Dopodiché arrivò la Typograph: una macchina "antichissima" dalla "scarsissima" qualità di resa, con cui stampò per primo il catalogo dei ‘Bovini di razza bruna del 1950’. La ditta, lo ricordava lui stesso, non si poteva però ancora considerare una vera tipografia, più che altro "era un retrobottega della cartoleria". Ma quei piccoli lavori ebbero rilievo nell’acquisizione del savoir faire. Una manciata di anni dopo, la produzione tipografica era aumentata e ciò esigeva l’acquisto di nuove macchine e l’assunzione di dipendenti.

La svolta arrivò con l’acquisto della moderna Monotype, che soppiantava le macchine a caratteri manuali, soggetti a usura. "Mi abituai subito alla straordinaria razionalità del lavoro, con la suddivisione dei compiti tra battitura del testo e fusione del piombo". Con quel macchinario arrivarono anche le prime edizioni. Nel 1960, Libero entrò in contatto con l’intellettuale Virgilio Gilardoni, con cui fondò l’Ast. Allora, iniziò una nuova epoca.

La migliore qualità di stampa aprì alla clientela importante, basti citare la Confederazione che commissionava a Casagrande la stampa in italiano della ‘Raccolta sistematica delle Leggi federali’. La fonditrice inventata dall’americano Tolbert Lanston portò anche alla pubblicazione di libri, che Libero considerava "la nostra produzione più importante" puntando sul valore estetico: nel 1961 è stata la prima casa editrice ticinese premiata nell’ambito del concorso «I più bei libri svizzeri».

Avanziamo a grandi falcate: tipografia ed edizioni nacquero nella azienda di suo padre, che nel 1965 si trasferirono in via del Bramantino. Di quel periodo sono la ‘Rivista di Bellinzona’ (nata dall’idea di Plinio Grossi nel 1969 e dal 2012 stampata in collaborazione da Salvioni Arti Grafiche), le riviste ‘Donna’, ‘Economia ticinese’, i ‘Cahiers de l’Unicef’ e il mensile ‘Industria e lavoro’, ma anche edizioni letterarie come il classico ticinese ‘Il fondo del sacco’ di Plinio Martini.

La svolta informatica e digitale

A fine anni Settanta, l’azienda – che comprendeva libreria, cartoleria, tipografia e casa editrice – occupava un’ottantina di collaboratori fra Bellinzona e Lugano. Per stabili e impianti si erano fatti notevoli investimenti, ma il settore amministrativo faceva acqua: è a quel punto che Libero decise di puntare sul computer, all’epoca si può dire un neologismo, acquistato nel 1980. Per necessità pratiche "mi misi a studiare informatica sui manuali" e nel 1982 nacque il programma Libris, che fra le altre cose permetteva di gestire gli acquisti librari. In Italia, l’acquisto di volumi da parte delle librerie era regolato (anzi deciso) dalle case editrici tramite loro rappresentanti, un fenomeno che sfavoriva naturalmente i librai. Il programma si espanse quindi anche a sud, oltre i confini nazionali e risolse i rapporti di forza fra librai ed editori.

La successiva evoluzione verso il digitale fu "vorticosa": nell’ambiente tipografico ed editoriale la si paragonava alla rivoluzione di Gutenberg. Libero Casagrande la compì in 10-15 anni, con impegno di tutti i collaboratori. L’informatizzazione della libreria è stata l’operazione che più lo coinvolse.

Amore per i libri

Dalle prime pubblicazioni di servizio, come l’almanacco dei bovini o la promulgazione in lingua italiana delle Leggi svizzere, arrivando all’ottantina di volumi dell’Archivio Storico Ticinese pubblicati con Gilardoni, fino alle riviste e alle edizioni di narrativa, saggistica, storiografia, poesia. Negli anni le Edizioni Casagrande pubblicano le opere di intellettuali e letterati della Svizzera italiana (e non solo) facendoli così conoscere fuori dai confini cantonali, fra cui – in ordine sparso – Giorgio e Giovanni Orelli, Vanni Bianconi, Yari Bernasconi, Plinio Grossi, Pietro Martinelli, Plinio Martini, Anna Ruchat, Raffaello Ceschi, Sandro Bianconi, Padre Callisto Caldelari, Anna Felder, Christian Marazzi, Alberto Nessi e Fabio Pusterla (la casa editrice ha pubblicato il suo esordio, ‘Concessione all’inverno’).

Senza dimenticare i pregevoli volumi d’arte, come i cataloghi delle mostre dedicate dal Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano a Paul Klee e Werner Bischof, avuti fra le mani non molto tempo fa.

Riconoscimenti

Racchiudere novant’anni di vita in una pagina non è compito facile, chiediamo perciò indulgenza per i buchi. In chiusura, ricordiamo due premi che a nostro modo di vedere sono significativi del ruolo svolto da Libero Casagrande nel mondo editoriale e tipografico. Torniamo allora al 16 ottobre 1982: siamo a Soletta e l’editore bellinzonese viene insignito del premio Oertli, giunto alla sua quinta edizione, insieme ad altri quattro omologhi svizzeri (Marie-Christine Hauser, Bertil Galland, Renate Nagel e Franz Lamprecht) per il suo contributo alla comprensione interlinguistica con le traduzioni della collana «CH» di letteratura contemporanea, pubblicata dal club librario Ex Libris.

KeystoneLibero (a sinistra) a Soletta, in occasione del premio Oertli 1982

Più recentemente, Casagrande è stato insignito del premio alla carriera del Pisa Book Festival 2012, importante manifestazione a sostegno della piccola e media editoria e delle librerie indipendenti. Il Festival aveva motivato il riconoscimento ricordando "il grande contributo dato nell’ambito della sua attività di editore, di stampatore e di libraio e per l’opera pionieristica per la gestione informatica di librerie: un’attività che in Italia era praticamente inesistente".

Alla famiglia giungano le più sentite condoglianze dalla redazione de ‘laRegione’.

Il ricordo

‘Una passione eccezionale’

di Sandro Bianconi*

In poche righe dovrei illustrare un lungo, intenso e variegato rapporto d’amicizia, di stima e di lavoro con Libero. L’ho conosciuto tramite Virgilio Gilardoni all’inizio degli anni 70, due personalità uniche, protagoniste del mondo culturale ticinese. Di Libero ho apprezzato sin dall’inizio la sua raffinata signorilità nelle relazioni umane, la sua competenza e passione eccezionali nella professione di stampatore e editore, la grande generosità e apertura nel collaborare a iniziative culturali coraggiose e innovative.

Mi limiterò a citare qualche esempio della sua attività editoriale. Il primo è la rivista ‘Archivio storico ticinese’ fondata da Gilardoni nel 1960 e tuttora pubblicata da Casagrande. La rivista si fece notare sin dal primo numero per le scelte grafiche dell’editore: il grande formato, la raffinata eleganza dei caratteri e della carta, la ricchezza e bellezza dei materiali iconografici. Ancora più evidenti questi pregi appaiono nei volumi stampati e editi da Libero: mi limito qui alle opere di Gilardoni (che volle inventarsi una fantomatica casa editoriale la "Vesconta"), le monografie dedicate a Filippo Franzoni e Bruno Nizzola, sontuose per formato, qualità delle riproduzioni, bellezza dei caratteri a stampa. O ancora l’imponente volume sul ‘Romanico’ (sempre editore "La Vesconta"), altro alto esempio dell’arte grafica come l’intendeva Libero stampatore e editore: grande formato, 753 pagine con stupende fotografie in bianco e nero dei monumenti romanici del Ticino. Altro esempio della felice collaborazione Bibi-Gil fu la ristampa anastatica su carta bibbia del capolavoro di Stefano Franscini ‘La Svizzera Italiana’. Per finire, ricordo il regalo generoso che Bibi volle fare a Gil per i suoi 80 anni: un volume di studi di autori e artisti amici, "Lombardia Elvetica", di 375 pagine, nel grande formato dell’‘Archivio Storico’.

Incredibile può apparire oggi, in epoca di informatica e prodotti digitali, che da una piccola officina artigianale come le Edizioni Casagrande, siano uscite opere di qualità eccezionale, grazie alla passione e competenza professionale uniche di Bibi e dei suoi collaboratori. Una pietra miliare, irripetibile, nella storia culturale di questo Cantone.

* Sandro Bianconi (1933) è un linguista svizzero e professore emerito che ha insegnato sociolinguistica e storia della lingua italiana all’Università di Zurigo prima e all’ateneo di Ginevra poi.

Ti-PressNel 2004