L’artista ticinese aveva 87 anni e nel 1979, con l’installazione ‘Color azione’ sulle arcate del ponte di Castel San Pietro, portò la Land Art in Ticino
È morto oggi, martedì 11 febbraio, all’età di 87 anni Sergio Morello, una delle figure principali dell’arte contemporanea ticinese e presidente di Visarte Ticino agli inizi degli anni Duemila. Morello ha saputo coniugare pittura tradizionale, ricerca analitica sul colore e interventi ambientali di grande impatto; a lui si deve infatti l’introduzione della Land Art in Ticino. La sua opera, sviluppata nell'arco di oltre cinquant'anni, si è caratterizzata per un'innovativa riflessione sul rapporto tra colore, spazio e luce.
Nato a Mendrisio nel 1937, Morello iniziò la sua formazione alla Scuola di Arti Applicate di Ginevra, proseguendo poi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diplomò nel 1970 con una tesi su Otto Dix e la Nuova oggettività. Gli anni milanesi, segnati dalle contestazioni del '68, lo videro protagonista di una stagione di forte impegno sociale e politico, testimoniata da opere come ‘Il re’ (1972) e ‘Alpi da vendere’ (1974).
Alla metà degli anni Settanta, rientrato in Ticino, Morello avviò una rigorosa ricerca sul colore attraverso quella che definì “pittura procedimento”. È un periodo di intensa sperimentazione sui valori cromatici e sulla loro autonomia espressiva, documentato da cicli di opere che indagano le possibilità della velatura e della trasparenza.
Il 1979 segnò un momento di svolta. È infatti l’anno di ‘Color-azione’, primo intervento di Land Art in Ticino: drappi colorati installati sulle arcate del ponte di Castel San Pietro che trasformano l'architettura in supporto per un'opera effimera ma di forte impatto visivo. Seguirono altre installazioni importanti: ‘Pittura-musica ambientale precaria’ (1980) nell’Aula Magna del Ginnasio di Morbio Inferiore, il celebre ‘Bateau ivre’ sulla collina di Mezzana (1982) – distrutto da una tempesta dopo pochi giorni – ‘Il mare in scatola’ nel cortile di Casa Rusca a Locarno (1984) e la ‘Cassa cromatica’ in piazza Boffalora a Chiasso (1988). Nell’estate del 2017 la sua installazione ‘Oltre un cielo blu mare’, con dei tubi di plexiglas sopra Corso San Gottardo, aveva caratterizzato l’estate di Chiasso. Con questi interventi l’arte “si apre verso la natura, il luogo aperto, perché può essere condivisa da un vasto pubblico generalista”, come ha scritto Nicoletta Ossanna Cavadini nel catalogo della mostra antologica che il m.a.x.museo dedicò a Morello nel 2015.
Gli anni Novanta segnarono un ritorno alla pittura, ma con una nuova consapevolezza maturata attraverso le esperienze ambientali: Morello realizzò opere su supporti concavi e convessi, dove il colore dialoga con lo spazio tridimensionale, come nelle serie ‘Figure intrecciate’ (1992) e ‘Horizon’ (2012). In questi lavori la ricerca sulla luce e sul colore si fonde con una rinnovata attenzione alla forma e alla materia.
Oltre all'attività artistica, Morello svolse un ruolo importante nella vita culturale ticinese come presidente di Visarte Ticino, dal 2004 al 2010, e come teorico, lasciando numerosi scritti che documentano la sua riflessione sul ruolo dell'arte nella società contemporanea.