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Un sobrio flusso espressionista

‘Kandinsky, Klee, Marc, Münter... e altri. Espressionisti dalla Fondazione Werner Coninx’, al Museo d’Arte Moderna di Ascona fino al 2 giugno

Adolf Hölzel, Composizione figurativa - 1925-1930 ca. Pastello a olio su carta, 23,8 x 30 cm
(Collezione Werner Coninx)
27 marzo 2024
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Dopo “i colori delle emozioni”, la bella rassegna che ha marcato l’autunno artistico asconese, una volta ancora il Museo d’Arte Moderna di Ascona presenta una bella mostra, in continuità con quella, ma caratterizzata da una dominante bianco-nera per via delle non poche opere grafiche – xilografie, acqueforti, disegni, chine, carboncini ecc. – che si alternano a più rari dipinti, acquarelli e oli: il tutto in genere di piccolo-medio formato. Questo significa chiedere al visitatore di avvicinarsi e lasciarsi trasportare dal flusso delle opere che si succedono a breve distanza.

Un mondo che si rinnova

Basta accedere alla prima sala per averne prova: un allestimento sobrio e misurato, con le xilografie di Franz Marc che scandiscono in rapida successione la prima parete, dando luogo a un paradiso terrestre popolato dai suoi amati animali: caprioli e cavalli, tori tigri e leoni. Animali che l’artista reinventa tanto nelle forme quanto nell’ambientazione, grazie a decisi contrappunti di bianchi e di neri, di morbide linee curve a secco contrasto con quelle rette e taglienti, talora amplificandone i corpi fino quasi a farli debordare o allontanandoli dentro uno spazio immaginario gremito di presenze e mosso. È tutto un mondo che si rinnova e ricrea, ma ecco che sulla prossima parete già appaiono i colori caldi della Werefkin, anche quando annunciano uno stato di solitudine come in Hotel du Lac o animano il bellissimo ma anche struggente Autunno-Scuola del 1907 che da solo basterebbe a scrivere un intero capitolo sulla precoce e illuminante poetica della Werefkin negli stessi anni in cui, a Monaco, accanto a lei e con lei operavano altri importanti artisti come i due che chiudono la sala: la Gabriele Münter con quel suo Mazzo di fiori estivo (1908) accostato alla celebre xilografia a colori, L’arciere del 1908, del suo compagno di vita Wassily Kandinsky. La sala successiva si apre con i delicati pastelli del Marocco dipinti da Louis Mollet negli anni Venti, ma come non ricordare che proprio lui, nel 1914, aveva accompagnato Macke e Klee in Tunisia dove, lavorando sui paesaggi africani, Klee si scopre pittore della luce e del colore.


Collezione Werner Coninx
Paul Klee, Pattinatore -1927, china su carta giapponese incollata su cartoncino, 31 x 26 cm

Non è per pedanteria che qui si indicano nomi, opere e anni: chiunque conosca o voglia conoscere la storia dell’arte che, nella Germania dell’anteguerra, porta dal simbolismo-liberty all’invenzione dei due Espressionismi, quello del gruppo Brücke (Dresda, 1905) o del più tardo Blaue Reiter (Monaco, 1911) su cui si concentra questa mostra, sa quanto contino le ricerche e le sperimentazioni portate avanti negli anni che ne precedono la fondazione e a opera di chi. E sa anche come queste strade precorrano l’avvento dell’arte astratta documentata in mostra da un silente e calibratissimo olio di Kandinsky titolato Composizione di triangoli del 1930. Riattraversando queste sale, insomma, si riattraversa e rivive un passaggio cruciale della storia artistica e dei movimenti d’avanguardia del primo Novecento.

Punto di confluenza

Ma non è solo questo il fascino della mostra. C’è pure un altro aspetto che si fa subito evidente e che poi viene di continuo confermato nel corso della rassegna: perché ci si rende conto che qui confluiscono e si fondono, interagendo tra loro, tutte le fondazioni e i lasciti presenti sul territorio di Ascona: dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten a quella della Werefkin o di Epper, dalla Fondazione Monte Verità dono del barone von der Heydt a quella di Richard e Uli Seewald o al Fondo Karl Weydemayer. Un patrimonio di rilevante valore storico-artistico che non può che lasciar stupiti e ammirati perché quanto seminato o raccolto nel passato, grazie a una lungimirante politica culturale avviata e poi nutrita dalla Werefkin, adesso fa massa e produce frutti preziosi che ben poche città al mondo, di pari ma anche di ben più ampia grandezza, possono vantare. È l’incredibile storia (non finita qui) di un piccolo borgo di pescatori diventato un faro di cultura e di arte la cui luce continua a brillare anche oltre i confini cantonali.

Tant’è che ad arricchirne il portato di recente si è aggiunto il prestito permanente fatto dalla Collezione d’arte Werner Coninx di Zurigo, tra le più importanti in Svizzera, che ha messo a disposizione del museo asconese un corpus di ben 189 opere che sarà sua cura esporre e valorizzare nelle prossime rassegne. L’esposizione in corso presenta 82 opere, tra dipinti e grafiche, di 14 autori quali Wassily Kandinsky, Gabriele Münter, Marianne Werefkin, Franz Marc, August Macke, Paul Klee, Richard Seewald e altri che sono stati tra gli iniziatori o i fiancheggiatori del secondo movimento espressionista con sede a Monaco di Baviera.

A differenza del primo, quello della Brücke più vitalistico, politicamente impegnato e sociale, sviluppatosi tra Dresda e Berlino a partire dal 1905 con Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Hermann Max Pechstein, Emil Nolde; quello di Monaco con Vasilij Kandinskij, Franz Marc, Paul Klee, August Macke, Alexej Jawlensky, Gabriele Münter è decisamente più emozionale e ‘lirico’, intendendo con questo la componente soggettiva e “spirituale, mistica e religiosa, che ha contraddistinto la loro ricerca volta a formulare un nuovo linguaggio identitario in opposizione ai valori della società scientista e positivista” nella quale non si riconoscevano. Come ben si vede osservando le opere presenti in mostra.


Collezione Werner Coninx
Wassily Kandinsky, Composizione di triangoli - 1930, gouache su carta incollata su cartoncino, 51,1 x 32,6 cm

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