Arte

Scampoli di Philadelphia

Palazzo Reale a Milano ospita la mostra ‘Impressionismo e avanguardie’. Fino al 2 settembre, sarà possibile ammirare opere dell’arte europea tra il XIX e il XX secolo.

Pablo Picasso, ‘Donna e bambine’, 1961
9 aprile 2018
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Il museo di arte di Philadelphia è molto importante: uno dei principali dell’America del Nord. Frutto di una politica di costruzione ricca e attenta, ha beneficiato della donazione ripetuta di collezioni costruite dall’inizio del XX secolo e dedicate a espressioni artistiche provenienti da tutto il mondo. Ricostruito e spostato varie volte nella città, è attualmente in corso un progetto di ampliamento e nuova sistemazione che coinvolge Frank Gehry. Leggendo la storia del Museo si coglie l’importanza delle figure dirigenti come Fiske Kimball, “convinto – si legge nel catalogo Skira che accompagna la mostra di Palazzo Reale a Milano – che i musei potessero comunicare con la massima efficacia a patto di offrire un’esperienza vivida della storia, inviò i curatori in Giappone e in Cina, in Francia e in Inghilterra, in Austria e nei Paesi Bassi, in cerca di arredi ben conservati”. Venuto a conoscenza del fatto che l’Università di New York non intendeva più ospitare la collezione di Albert Eugene Gallatin, Kimball “chiese a Gallatin se avrebbe preso in considerazione Philadelphia come sede permanente della sua collezione”.
Tutto ciò è molto interessante per le comunità che progettano musei e che vogliono conferire all’agenda politica una dimensione culturale. A Philadelphia, tra i risultati di questo genere di azione vi fu l’attrattiva che il museo esercitò su figure influenti del sistema dell’arte quali Marcel Duchamp e Fernand Léger. Oggi il Museo ospita il Grande Vetro di Duchamp, una delle opere più significative e di maggiore impatto di quell’importante esponente della storia culturale della contemporaneità. Oggi, peraltro, il museo ha recentemente dedicato un approfondimento alla nota opera chiamata da Duchamp ‘Fountain’ e costituita da un orinatoio allestito capovolgendolo.
Sul sito internet del museo è possibile trovare un aggiornamento di ciò che succede, delle costruzioni in corso, di come sono e saranno gli spazi. È così possibile accedere a una riproduzione dei “quasi novanta lavori di Paul Cézanne” così come a quella delle altre opere, accessibili attraverso un regesto alfabetico generale oppure attraverso le collezioni di provenienza, come le 150 della collezione Gallatin, specializzata in arte del passaggio tra Ottocento e Novecento, soprattutto europea; oppure le 95 della collezione Sachs composta da arte novecentesca internazionale.
Di tanta ricchezza, in questo periodo a Milano, nella mostra a Palazzo Reale abbiamo preziosi scampoli: tre dei Cézanne, tre opere di Vincent Van Gogh, tra le quali un meraviglioso vaso di fiori che fronteggia un analogo soggetto affrontato da Paul Gauguin, uno dei tantissimi ponticelli che Claude Monet dipinse nel suo giardino di Giverny e così via fino a un ‘Simbolo agnostico’ di Salvador Dalí dipinto nel 1932, un olio di Marc Chagall del 1943 e uno di Pablo Picasso, ‘Donna e bambine’, del 1961. La maggior parte delle opere copre il periodo che va tra il 1872 e il 1932 e la presenza del tardo Picasso è un po’ strana anche se non fa certo brutta figura.
L’obiettivo dell’iniziativa, come i curatori hanno dichiarato, è di fare vedere al pubblico milanese quanta ricchezza si possa trovare a Philadelphia e incoraggiarli a farsi un viaggio. La mostra rientra pertanto nell’ambito del marketing culturale della città di Philadelphia, al quale la città di Milano presta servizio.
Per noi fruitori si aggiungono ulteriori elementi: l’interesse nei confronti della politica sul museo e del museo di Philadelphia; il modo in cui l’arte europea del XIX e XX secolo ha riscosso successo nel mercato americano; il ruolo dei collezionisti e il sistema di filtraggio e permeabilità esercitato da figure artistiche come Mary Cassatt, pittrice ed esponente di una facoltosa famiglia di collezionisti, o Marcel Duchamp che in mostra è fotografato in compagnia degli esponenti di una delle famiglie di collezionisti. Vi è poi la qualità dei dipinti, la possibilità di confrontare la pennellata di Monet con quella di Manet, Renoir e di Cassatt.
Insomma, una bella rassegna di cose buone dal mondo.

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