
"Volevo raccontare l’Endrigo uomo, i chiari e scuri, difetti e pregi, periodi bui e belli, e ho cercato di farlo con delicatezza". Claudia Endrigo ha raccontato stasera a Milano la genesi del suo volume 'Sergio Endrigo, mio padre. Artista per caso' edito Feltrinelli con prefazione di Claudio Baglioni. "Tutto è partito dal capitolo sul Brasile, che una sera ho cominciato a scrivere di getto – racconta l’autrice – Poi l’ho spedito all’ultima moglie di Vinicius de Moraes, Gilda Mattoso, che è impazzita e ha integrato con alcuni racconti". Oltre a sfogliare tutti gli articoli disponibili dal 1961 al 2005, per scrivere del padre, Claudia Endrigo ha infatti cercato testimoni, come Licio Felici, compagno nel Collegio di Brindisi che ospitò i profughi dalmati e che Endrigo frequentò dal 1948 al 1950, quando fu espulso. La ricostruzione di quella fase della vita, nel mezzo dell’esodo istriano, è corroborata dalle stesse memorie del cantautore polesano, tra le pagine di un’autobiografia incompiuta dal titolo 'Il diario di Boris Faraguna': "A casa non si parlava molto del passato, lì ho pescato ricordi d’infanzia. Dichiarava che all’epoca non si era reso conto di cosa stesse vivendo il popolo italiano: per lui l’idea di andare via con questo grande piroscafo era un’avventura. Ne ha preso consapevolezza più tardi, e scrisse ’1947’". Il libro è anche esegesi di un vasto e vario repertorio musicale e poetico, che spazia tra rivisitazioni di Emily Dickinson o Pasolini, brani per bambini, il proto-ambientalismo de ’L’arca di Noè’ e struggenti canzoni d’amore: "La sua curiosità era totale, penso a incisioni come i due ’Ave Maria’ del 1962 cantate benché non fosse credente. O il suo omaggio a Che Guevara di ’Anch’io ricorderò’. Era una persona aperta". Un patrimonio che la figlia considera non valorizzato a sufficienza: "Le case discografiche fanno uscire compilation trite e ritrite, e dischi meravigliosi come ’... e noi amiamoci’ o ’Donna mal d’Africa’ rimangono nel dimenticatoio: spero che questo libro possa smuovere le coscienze", dice l’autrice, invitando il pubblico a riscoprire rarità come le incisioni in greco, inglese e spagnolo sul rinnovato sito ufficiale sergioendrigo.com. Un appello riecheggiato da Marino Bartoletti, conduttore dell’incontro odierno, che richiama l’attenzione dello stesso prefatore del libro, nonché prossimo conduttore e direttore artistico di Sanremo: "Se Claudio Baglioni non fa qualcosa per dedicare il Festival a Sergio Endrigo, faccio come Cavallo Pazzo nel 1992!". Nel 2018, infatti, ricorreranno 50 anni dalla vittoria del suo brano ’Canzone per te’.
Federico Pucci/Ansa