
Tele-Generazioni 5 / Dopo un periodo di crisi i quiz televisivi si riscoprono sotto una nuova luce
Tra ‘ghigliottine’ e ‘catene’, il nobile genere televisivo rispolvera giochi e domande a carattere linguistico
La morte di Umberto Eco ha fatto riemergere nelle scorse settimane un paio di aneddoti riguardanti due momenti diversi, tra loro lontani, della vita del grande scrittore. Il primo risale agli anni Cinquanta, all’epoca in cui Eco era entrato in Rai, dopo un concorso e un corso di formazione pieno di giovani talentuosi e agguerriti che vennero subito battezzati “corsari”. Ma cosa faceva Eco in quelle brevi stagioni che passò nella sede milanese della televisione italiana a Corso Sempione? Si occupava di intrattenimento – dicono; ma più di questa generica definizione nulla si sa. Ed ecco allora una versione mai ufficializzata ma assai suggestiva che lo indica come autore delle domande di ‘Lascia o raddoppia?’. D’altronde che a Eco piacessero i quiz lo conferma una voce non certo smentita che gli attribuisce una consuetudine radicata nella sua quotidianità di questi ultimi anni. Quando era a casa, prima di cena seguiva sempre ‘L’eredità’, il quiz preserale di Rai 1 e nel momento topico del gioco finale, la ghigliottina, faceva a gara con un gruppo di amici nell’indovinare la parola nascosta: il primo che la scopriva, inviava un sms a tutti. Insomma anche le celebrazioni che hanno accompagnato la scomparsa di un grande, accanto a profonde riflessioni, ci hanno regalato una conferma marginale ma per noi interessante: il quiz non è morto, anzi, dopo una lunga fase di appannamento, ha ritrovato l’originaria brillantezza. Non più giochini insulsi sparsi all’interno di contenitori, come ai tempi dei fagioli di Pronto Raffaella, non solo giochi in cui conta la fortuna o al massimo un’abilità nella strategia di conduzione della gara, ma una sfida che premia le competenze, con particolare attenzione a quelle linguistiche, seguendo una tradizione saggia e gradevole ben sperimentata dalla televisione francese. Su questa strada procede da anni Rai 1 sia con la già citata Eredità, sia con l’estiva Reazione a catena e ora con il nuovo Rischiatutto. Anche i palinsesti Rsi danno ampio spazio a questo genere, con risultati altalenanti.
Duemila puntate ‘Numero Zero’, l’ultimo libro pubblicato in vita da Eco, ci suggerisce di occuparci di un longevo quiz che ha da poche settimane festeggiato le 2’000 puntate: Zerovero. Un programma che si caratterizza per il nobile intento di mettere le competenze linguistiche al centro delle sue domande, in particolar modo nella sfida dei “sinonimi o contrari”, al termine della quale il conduttore, con un agrodolce sense of humor, spiega al pubblico i termini più reconditi. A undici anni dalla sua puntata zero il programma di Di Gioia ha dimostrato di saper evolvere e migliorarsi, soprattutto nel ritmo della conduzione, che talvolta però ancora stenta a sorreggere una narrazione televisiva che non può contare sugli elementi che rafforzano i quiz italiani, come le importanti somme di denaro messe in palio o la presenza di un folto pubblico in studio che impersona e rappresenta i telespettatori a casa. La vera anima di questo, come d'altronde della maggior parte dei quiz, sono però i concorrenti; grazie ai quali il telespettatore è portato a riconoscersi ed emozionarsi. Immedesimazione che tra il pubblico e i partecipanti ai giochi Rsi riesce fin troppo facile: il vicino di casa, l’ex professore delle medie, il garagista… Il Ticino è una sorta di “popolo di concorrenti”, come cantava Renzo Arbore, un bacino piuttosto limitato nel quale reperire persone preparate, disposte ad andare in video e in grado di “bucare lo schermo”. Chi ha voglia di fare due calcoli scoprirà che dagli studi della Rsi è già passato un numero non irrilevante della popolazione cantonale. Forse, guardando i quiz linguistici, Umberto Eco si è parzialmente ricreduto circa la sua celebre affermazione: “La televisione dà la cultura a chi non ce l’ha e la toglie a chi ce l’ha”. Chissà se, come piace immaginare a noi, la sera, poco prima delle 19, anche gli intellettuali ticinesi sono pronti ai blocchi di partenza del divano di casa, impegnati a inviarsi sms con la parola risolutiva della “catena finale”?