Culture

'1177 a.C. Il collasso della civiltà', libro di Eric Cline

19 maggio 2015
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di Marco Horat

Il 1177 a.C. indica la fine della tarda Età del bronzo. Una data convenzionale, così come al 476 d.C. viene ascritta la caduta dell’Impero romano d’Occidente. È in quell’anno della fine del II millennio a.C. che il faraone Ramses III viene sconfitto in battaglia forse dai cosiddetti Popoli del mare, genti non ancora ben identificate, giunte non si sa bene da dove né quando.
Perché quella fu una svolta per il mondo antico? Perché un sistema economico e relazionale solidamente strutturato, creato nei secoli da Egizi, Ittiti, Mitanni, Assiri, Cassiti/Babilonesi, Minoici e Micenei, Ebrei e altri ancora, crollò in un batter d’occhio?
La storia non gira mai in tondo, anche se talvolta ne abbiamo l’impressione.
Il presente non è una ripetizione del passato; meglio parlare di “preziose analogie”, convergenze e punti di contatto che ci permettono di fare delle analisi per capire la realtà.
È in questa chiave che va letto l’appassionante volume di Eric H. Cline (vedi correlato) intitolato “1177 a.C. Il collasso della civiltà” pubblicato da Bollati Boringhieri (2014) e giunto in poco tempo alla terza edizione italiana.
Un testo divulgativo che racconta in modo accattivante la fine di uno dei periodi chiave della storia: la cosiddetta Età del Bronzo, che si situa tra il III e il I millennio a.C., che interessò una vasta area compresa tra Italia, Grecia, Creta, Cipro, Anatolia, Egitto, Libano, Terra di Canaan e Mesopotamia.
Un centro nevralgico insomma, dove la civiltà, tra una guerra e l’altra, aveva già allora percorso secoli di cammino, con l’invenzione dell’agricoltura, la nascita delle città, delle prime forme di organizzazione statale e delle leggi per governarle.