Culture

Il ritorno furioso di Mad Max

Mad Max
14 maggio 2015
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– dall'inviato Ugo Brusaporco –
 Sprizza cinema ogni sala di Cannes, alle otto di mattina tutti in coda per ‘Mad Max: Fury Road’ in cui George Miller, settantenne dal 3 marzo, torna al suo personaggio feticcio. Proprio quel Mad Max che, apparendo nel 1979, aveva il volto e i muscoli di Mel Gibson, come pure nei seguiti del 1981 e del 1985.
Questa volta invece si è rivolto a un attore inglese, Tom Hardy, che ama lavorare nei mainstream e anche nei piccoli teatri; e il risultato è una figura più dolorosa e umana, un cavaliere solitario che fugge dai propri fantasmi ed è incapace di essere felice. Al suo fianco una straordinaria Charlize Theron, nella parte di una donna che vuole recuperare il passato che le è stato tolto.
Il film è ambientato in un mondo desertificato dalle guerre, dove le uniche ricchezze sono l’acqua e ancora il petrolio per muoversi, ricchezze che restano nelle mani di pochi potenti violenti, che guidano le loro bande come antichi capi barbari. Lo spettacolo è rutilante e aggressivo, coinvolgente. Girato nel deserto è un continuo inseguimento tra buoni e cattivi, con Mad Max subito prigioniero per colpa dei rimorsi che lo spaventano e gli impediscono di reagire.
Si unirà a Furiosa (la Theron), una donna segnata dall’essere stata rapita bambina e dall’aver perso una mano. Lei è al servizio di un potente boss dell’acqua, si ribella e porta in salvo con sé tutte le concubine dell’uomo che si dà alla loro caccia senza sapere che sulla sua strada c’è un tipo che si chiama Mad Max.
Miller è un regista che conosce il suo mestiere, e bene. C’è spazio per parlare del fanatismo suicida, ma soprattutto c’è la grande avventura e, per la prima volta, il grande schermo della Sala Lumière è sembrato troppo piccolo per raccontarla.

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