Culture

Emma Darwin Wedgwood

12 febbraio 2013
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Il 12 febbraio si celebra l’Evolution Day, giornata dedicata a Charles Darwin e alla scienza in generale. Un’occasione per ricordare anche la moglie del celebre naturalista, Emma Wedgwood, ingiustamente dipinta come oscurantista e bigotta, fu in realtà una donna di grande cultura che lesse e commentò attentamente le bozze dell’Origine delle specie

Il 12 febbraio 1809 nasceva Charles Darwin, il grande naturalista noto per la teoria dell’evoluzione tramite selezione naturale. Per promuovere la conoscenza di questa teoria scientificamente solidissima ma spesso attaccata e in generale per sostenere la scienza e la razionalità, da tempo il 12 febbraio si celebra un po’ in tutto il mondo il “Darwin Day” o “Evolution Day”. Imponente la letteratura su Charles e sulla teoria dell’evoluzione. Pochissimo si è scritto, invece, sulla moglie del naturalista, Emma Wedgwood. Di lei, in genere, si sa che era cugina di primo grado di Darwin e che, devota e un po’ bigotta, censurò alcuni passaggi religiosamente problematici dell’autobiografia del marito. A riportare un po’ di giustizia c’è adesso Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un’epoca (Sironi 2013), scritto da Chiara Ceci, giovane naturalista che si occupa di comunicazione della scienza.

Perché proprio Emma?
«Emma prima di tutto perché era una Wedgwood, una famiglia di grandi imprenditori, filantropi, storici e politici. Una famiglia protagonista della rivoluzione industriale ma anche attiva in ambito sociale, politico e culturale. Una famiglia dove le donne erano educate come gli uomini e avevano grandi occasioni di viaggiare e incontrare persone eccezionali. Emma era una Wedgwood che per trent’anni ha vissuto appieno la sua vita – viaggiando molto, anche in Italia – e si è poi innamorata di un cugino che conosceva da sempre. A proposito dei suoi viaggi: Emma da giovane ha trascorso molto tempo in Svizzera, ospite della sua zia preferita che viveva a Ginevra con il marito Jean Charles de Sismondi. La sua vita, insomma, è stata interessante prima, durante e dopo Charles».

Che cosa ci puoi raccontare di quel ‘durante Charles’?
«Emma creò un ambiente sereno attorno a lui così che potesse lavorare in pace e tranquillità. È molto interessante guardare alla nascita della teoria dell’evoluzione in questa prospettiva familiare. Darwin lavorò sempre a casa, nel suo studio o facendo esperimenti in giardino e nelle serre, era sempre circondato dai suoi figli e affiancato da Emma».

Il suo contributo non si limitò a questo.
«Emma fu la prima persona al mondo a venire a conoscenza delle idee di Charles. Nel 1844 Darwin aveva scritto un abbozzo della sua teoria con l’intenzione di tenerlo segreto a tutti, tranne che a una persona: Emma. Charles era convinto che l’opinione di sua moglie, donna intelligente e ponderata, sarebbe stata preziosa. È molto interessante leggere le note scritte da Emma a margine di quelle pagine. Le aveva lette con grande interesse e attenzione. Ad esempio nella parte in cui Darwin illustra l’evoluzione per mezzo della selezione naturale di strutture complesse come l’occhio, Emma aveva commentato “supposizione impegnativa” e poi “un’altra affermazione ardita”. Emma aveva sempre pensato che Charles lavorasse con coscienza e sincerità e desiderasse solo la verità, ma allo stesso tempo cercava di incoraggiarlo a prestare la sua attenzione a entrambi i versanti delle questioni. Con le sue osservazioni critiche voleva spronare il marito a ponderare bene le sue affermazioni e a supportare la sua teoria con il maggior numero di prove possibile. Non dimentichiamo infine che Emma ebbe anche un importante ruolo pratico, aiutando Charles nella revisione delle bozze e rivedendo le edizioni straniere, visto che conosceva molto bene le lingue, tra cui anche l’italiano. Insomma una signora Darwin che si rivela una moglie attenta e premurosa, ma anche una compagna importante per Charles».

Come è nata la storia della moglie bigotta?
«L’immagine della moglie bigotta nasce proprio dal fatto che di Emma si sa poco. La maggior parte delle cose scritte su di lei riguarda la religione e le lettere a Charles in cui lei esponeva i propri dubbi. Emma era religiosa ma non era una bigotta: era di fede Unitariana, come Dickens, Priestley e Newton. Per lei la fede era di grande conforto perché le faceva sperare di poter riabbracciare, dopo la morte, i cari mancati, soprattutto la sua cara sorella Fanny, morta nel 1832. C’era sicuramente una differenza di opinioni sulla religione ma la cosa non era davvero un problema per i due: lei non ha mai cercato di interferire con il lavoro di lui, lo ha solo spronato a continuare a lavorare con onestà intellettuale e non fare affermazioni affrettate».

Emma censurò davvero l’autobiografia del marito?
«È vero che Emma, insieme alla figlia Henrietta, volle cambiare alcune parti. La questione fu discussa in famiglia. In una lettera al figlio Frank, Emma scrisse che “c’è una frase che vorrei davvero venisse omessa, senza dubbio perché in parte l’opinione di tuo padre che tutta la moralità emerga dall’evoluzione è per me dolorosa; ma anche perché nel punto in cui questa frase appare dà una specie di shock e lascerebbe intendere – diciamo, comunque, ingiustamente – che egli considerava tutte le credenze spirituali non più che inclinazioni ereditarie, proprio come la paura delle scimmie verso i serpenti. Credo che l’elemento irriverente sparirebbe se la prima parte della frase fosse privata dell’esempio delle scimmie e dei serpenti”. Emma ammette che quella era un’opinione per lei problematica – ma non ha mai detto a Charles di non includerla nei suoi lavori! –, ma spiega che vorrebbe togliere quella frase per evitare dolore ad alcuni parenti e amici: “Desidererei se possibile evitare di causare dolore agli amici di tuo padre che sono credenti e che sono molto legati a lui”. Bisogna considerare il contesto: stiamo parlando di una donna vittoriana oramai anziana che vuole solo non attirare l’attenzione su passaggi che secondo lei possono solo nuocere al nome del marito. Voleva evitare che tutti si focalizzassero su questi passaggi forti e li usassero come scusa per attaccare il pensiero di Darwin nella sua totalità. Io credo che sia giusto dire che Emma non ha mai voluto avere l’ultima parola su quello che Charles scriveva – e il fatto che ha rivisto le bozze dei suoi libri è un’altra prova che non ha mai ostacolato il suo lavoro».

Chiara Ceci Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un’epoca Sironi Editore, 2013, pp. 256

 

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