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Avvocati digitali ‘per essere anche concorrenziali’

Lenzin (Oati): ‘Studi legali e nuove tecnologie, Ticino fanalino di coda’. ‘L'intelligenza artificiale può ridurre il rischio di arbitrio dei giudici’

Il presidente dell’Ordine ticinese degli avvocati Andrea Lenzin
(Ti-Press)
12 marzo 2025
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«Anche per gli avvocati la digitalizzazione della giustizia è una via obbligata. Non solo per poter interagire con la magistratura nell’ambito di Justitia 4.0, e questo al più tardi entro il 2032, stando alle indicazioni della Confederazione. Ma pure per essere concorrenziali nei tempi di gestione delle pratiche, e quindi nei costi, rispetto agli altri studi legali». Oltre che a essere alla testa dell’Ordine ticinese degli avvocati (Oati), Andrea Lenzin è vicepresidente della Fsa, la Federazione svizzera degli avvocati. Che sulla digitalizzazione organizza per giovedì 27 marzo un seminario a Villa Sassa a Lugano. Interverranno in qualità di relatori tre membri della Commissione digitalizzazione dell’Oati – gli avvocati Stefano Perucchi, Niccolò Salvioni e Sebastiano Paù-Lessi –, l’avvocato David Schwaninger e il responsabile del progetto Justitia 4.0 Jacques Bühler. «Ci sono già state manifestazioni analoghe in Svizzera tedesca e in quella francese, questa del 27 marzo – spiega Lenzin alla ‘Regione’ – è la prima promossa dalla Fsa in Ticino sul tema della digitalizzazione».

Avvocato Lenzin, siete pronti ad affrontare la sfida?

Due premesse. La prima è che il Ticino è il fanalino di coda in Svizzera per quanto attiene alla digitalizzazione degli studi legali. Il che, va detto, dipende anche dalla loro struttura: da noi gli studi sono di piccole e medie dimensioni se confrontati con quelli attivi in altri cantoni. La seconda è che bisogna tener ben distinti il progetto Justitia 4.0 e la digitalizzazione degli studi legali. Spesso si fa confusione. Sono però argomenti diversi.

Cioè?

Justitia 4.0 riguarda unicamente lo scambio elettronico degli atti giudiziari e dei documenti correlati. Ciò significa che tutte le comunicazioni concernenti questi atti fra autorità civili, penali e amministrative e gli avvocati si svolgeranno tramite una piattaforma sicura, denominata justitia.swiss. Cosa che, come ho detto in precedenza, dovrebbe concretizzarsi entro il 2032. Ora, dal profilo tecnico, non intravedo grandi problemi per gli studi legali, anche perché ci sarà un periodo di transizione. Basteranno comunque un computer e l’allacciamento a Internet. D’altronde l’era della macchina per scrivere e del fax si è chiusa da un pezzo… Sono invece più preoccupato per il Cantone. Per gli uffici giudiziari.

Perché?

Perché allo stato attuale in tutto il cantone solo due autorità giudiziarie sarebbero idonee, in termini infrastrutturali, all’uso della citata piattaforma. Una è la Pretura di Locarno, situata in un edificio che apparteneva a una banca, e l’altra è la Pretura di Riviera con sede a Biasca, dove peraltro la Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni intende testare, dal 2026, Justitia 4.0.

E che cosa la preoccupa di preciso?

L’esito della trasformazione digitale nei vari organi della magistratura dipenderà anche dalla logistica e dunque dalla disponibilità di sedi giudiziarie con adeguati cablaggi. È una questione pure di infrastrutture. Dopo il no nella votazione popolare dello scorso giugno all’investimento per l’acquisto a Lugano dello stabile Efg, il Consiglio di Stato sta cercando soluzioni alternative. Non sarà facile, se consideriamo anche le difficoltà finanziarie delle casse cantonali. Tutto questo mi preoccupa, come avvocato e come tutti quei cittadini che, a giusta ragione, ritengono ‘Justitia 4.0’ uno strumento utile, tra altri vantaggi, per accelerare i tempi della giustizia.

Fin qui Justitia 4.0. Quanto alla digitalizzazione degli studi legali?

Oggi sul mercato svizzero ci sono diversi software specifici, che permettono a un avvocato di gestire il proprio studio. Sono applicativi informatici che servono in particolare alla registrazione dei clienti, alla fatturazione e all’archiviazione nonché alla ricerca di documenti. Sono software che tutti gli avvocati farebbero bene a impiegare.

D’accordo, ma non li si può certo obbligare...

Di obbligatorio c’è soltanto Justitia 4.0, che è un progetto portato avanti da Confederazione e Cantoni e la cui base legale è stata approvata l’anno scorso dal parlamento federale. La digitalizzazione degli studi legali è invece connessa soprattutto alla concorrenza fra gli stessi. Se uno studio vuole mantenersi concorrenziale rispetto al resto del Ticino e della Svizzera deve adattarsi ai tempi e quindi anche alla digitalizzazione. Nella quale, tengo a ricordare, rientreranno pure tutti gli strumenti legati all’intelligenza artificiale, che semplificherà e velocizzerà il lavoro di routine. Faccio l’esempio degli studi legali che si occupano di fusioni e acquisizioni di società. In questo campo sono indispensabili valutazioni preliminari che permettono di esaminare a fondo la struttura e l’operatività delle società e quindi la convenienza dell’operazione: quella che tecnicamente si chiama ‘due diligence’. Si tratta in sostanza di esaminare una mole, spesso impressionante, di documenti. Cosa che viene affidata di solito ai giovani avvocati alle dipendenze dello studio, i quali per tot settimane si occupano solo di questo. Non è un lavoro particolarmente creativo, ma deve essere fatto. Un lavoro che l’intelligenza artificiale può svolgere in maniera molto più efficiente e più rapidamente, molto più rapidamente. E questo vale per qualsiasi lavoro ripetitivo, dove il fattore umano, rappresentato dal giurista, non costituisce un valore aggiunto. Il risparmio di tempo grazie all’intelligenza artificiale è uno dei fattori che rendono uno studio legale competitivo e concorrenziale.

Niente più segretarie?

Riguardo alla figura della segretaria siamo già oltre. Nel senso che tre quarti della corrispondenza è oggi via posta elettronica e sono pochi gli avvocati che ancora dettano alla segretaria del proprio studio il contenuto della mail che deve spedire. Quasi tutti gli avvocati oggi scrivono direttamente grazie all’immediatezza e alla comodità della posta elettronica. Insomma, se in passato erano necessarie quattro segretarie, adesso ne basta una. L’evoluzione tecnologica ha quindi già comportato negli studi legali una riduzione di posti destinati a queste figure professionali. Ci saranno molto probabilmente sempre più studi specializzati in questo o quel settore del diritto. Digitalizzazione e intelligenza artificiale si occuperanno essenzialmente di quella parte dell’attività di uno studio legale che non richiede necessariamente una laurea in giurisprudenza per essere svolta. Per contro laurea e brevetto di avvocato continueranno a essere indispensabili per analizzare e interpretare i risultati derivanti dalla digitalizzazione di operazioni utili ad affrontare la soluzione di un problema giuridico. Anche se ultimamente diversi avvocati freschi di brevetto optano per la pubblica amministrazione, potendo fra l’altro organizzare meglio il proprio tempo libero, o per l’attività quale giurista d’impresa, l’auspicio è che la digitalizzazione e la conseguente eliminazione del lavoro ripetitivo e di routine possa stimolare ulteriormente l’interesse per la libera professione.

L’intelligenza artificiale negli studi legali. E negli uffici giudiziari?

In altri cantoni viene già usata dai giudici, per esempio nella ricerca di giurisprudenza, ossia di sentenze pronunciate e motivate su casi analoghi a quelli su cui devono deliberare, come pure, in parte, nella redazione di sentenze. Un esempio tipico è la commisurazione della pena: qui il giudice ha un vasto potere di apprezzamento. L’intelligenza artificiale gli fornisce indicazioni utili e importanti per aiutarlo nelle proprie decisioni.

Non c’è il rischio che il potere di apprezzamento venga annullato?

Per essere diretti e chiari: sono convinto che l’intelligenza artificiale possa costituire un fattore importante per ridurre il rischio di arbitrio del magistrato giudicante nell’esercizio dell’apprezzamento. Se inserisco i dati e l’intelligenza artificiale mi dice che nella stragrande maggioranza di casi analoghi sono state inflitte pene comprese in una forchetta abbastanza ristretta, assai difficilmente prenderò una decisione incompatibile con un simile responso, esponendomi al rischio di vederla cancellata in caso di ricorso.