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Farmaci, le difficoltà di approvvigionamento continuano

Lo afferma il Consiglio di Stato rispondendo a un'interrogazione di Speziali (Plr). E avverte: ‘Inevitabilmente destinate a perdurare nel tempo’

In sintesi:
  • Il rischio ‘concreto’ che si alzino i prezzi
  • ‘Quello che potevamo fare come Cantone lo abbiamo già fatto’
L’ondata influenzale non ha aiutato
(Ti-Press)
18 febbraio 2025
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“Le difficoltà di approvvigionamento di farmaci sono inevitabilmente destinate a perdurare nel tempo”. Lo mette nero su bianco il Consiglio di Stato rispondendo a un'interrogazione del presidente del Plr Alessandro Speziali, aggiungendo una postilla che sebbene tutto tranne che imprevedibile non induce all'ottimismo: “Misure specifiche a livello cantonale che esulino da quanto previsto sul piano nazionale non sono proponibili”. In particolare, scrive il governo, “la costituzione di scorte di sicurezza cantonali è esclusa, sia perché non si dispone degli elementi per prevedere in anticipo quali medicamenti specifici saranno toccati da problemi di approvvigionamento, sia perché nel momento di crisi è materialmente impossibile procedere all'allestimento di tali scorte”. Un'eventualità che, però, “si tradurrebbe soltanto in una forma di accaparramento, con conseguente ulteriore peggioramento della capacità di fornitura da parte del mercato”.

‘Quello che potevamo fare come Cantone lo abbiamo fatto’

Il Consiglio di Stato rivendica che, in materia, “le misure che rientrano nelle nostre competenze e possibilità sono già state adottate da tempo”. E anche la Confederazione è intervenuta a più riprese con numerose modifiche a livello legislativo. Ma “vista la grande influenza delle cause globali sulle difficoltà di fornitura locali, la Svizzera non può tuttavia affrontare efficacemente il problema da sola. A tal fine, è necessaria un'azione multinazionale”. Campa cavallo.

Medicamenti a basso costo sostituiti con quelli a prezzo più alto? Probabile

Tornando al Ticino, rispondendo a una delle domande di Speziali, il governo definisce “concreto” il rischio che alcuni farmaci a basso prezzo debbano essere sostituiti con altri più costosi. Portando, di fatto, a un aggravio sul sistema dei costi. Ma più che essere “concreto” il rischio, è proprio una situazione che si sta delineando. Nel senso che “esso non è più nemmeno limitato ai casi in cui il farmaco prescritto deve essere sostituito con un farmaco di altro tipo”. E un aumento di costi finali “va messo in preventivo anche in caso di semplice importazione dall'estero del medesimo farmaco mancante in Svizzera oppure di produzione magistrale in farmacia”. Nel tentativo di limitare il più possibile le conseguenze negative, “il farmacista cantonale ha impartito alle farmacie istruzioni chiare circa il comportamento da adottare e proceduto a diverse verifiche riguardo al loro rispetto”.

L'attenzione di Speziali non è rivolta solo all'ottenere una fotografia del momento a livello di approvvigionamento di farmaci, ma anche a cosa il Ticino possa materialmente fare per ovviarvi. A partire dalla produzione di farmaci, passando poi per tutta la filiera: ricerca, sviluppo, stoccaggio, distribuzione, dispensazione. Ed è qui che, dopo aver sottolineato quanto l'industria farmaceutica sia importante per l'economia (e grazie...), si arriva al succo: “La produzione interna di medicamenti soggetti ai problemi di approvvigionamento non può prescindere dal riconoscimento di un aumento dei prezzi all'uscita dalla fabbrica. Una tale misura è tuttavia di competenza della Confederazione”. E in questo senso, il Consiglio di Stato riferisce di “aver ripetutamente sollecitato il Consiglio federale a intervenire, in particolare proponendo di procedere a un adeguamento del meccanismo di confronto dei prezzi con l'estero, in modo tale da tenere in adeguata considerazione i maggiori costi sopportati da chi produce in Svizzera”.

Riguardo alla filiera sovraesposta, in Ticino “per quanto concerne la fabbricazione di medicamenti magistrali, sono già state introdotte tutte le agevolazioni possibili a livello di autorizzazioni e controlli atte a favorire quest’attività”. Arrivando al capitolo scorte minime negli ospedali, invece, “il potenziale è ormai esaurito: va infatti ricordato che in ambito ospedaliero i problemi di approvvigionamento hanno iniziato a manifestarsi circa 20 anni fa e che per i prodotti di importanza vitale gli stock sono stati progressivamente aumentati già alcuni anni fa”. Un esempio su tutti? “Quello per gli antibiotici sistemici è pari al consumo di sei mesi”.

Tamò: ‘Situazione critica, abbiamo dovuto abituarci. E non è un bene’

È una situazione critica insomma, e ce lo conferma il portavoce dell'Ordine dei farmacisti Federico Tamò che, da noi interpellato, sottolinea come «non siamo in una situazione di panico, ma di difficoltà sì: sia perché c’è carenza di farmaci, sia perché, soprattutto, abbiamo dovuto cominciare ad abituarci». E alla fine del picco influenzale il discorso è simile a quello di altri anni, a mancare un po’ dagli scaffali delle farmacie «sono quei medicamenti che hanno visto volumi aumentati come sciroppi per la tosse o molecole che costano poco». Nessuno è rimasto senza farmaco per curare i propri sintomi, tranquillizza Tamò. Ma «a volte non il prodotto che era la sua prima richiesta. Se a livello terapeutico abbiamo colmato delle lacune, a livello di mole di lavoro come farmacisti siamo particolarmente impegnati dal momento che – continua il portavoce dell'Ordine – se il medicamento richiesto c'è va tutto bene, ma quando è da sostituire o importare dall'estero aumenta di molto il carico di lavoro dei farmacisti e ricordo che non è lavoro remunerato».