In attesa della discussione sull’iniziativa del Centro, il comitato ‘Stop ai tagli’ consegna le sottoscrizioni. Riget: ‘La popolazione non ce la fa più’
Oltre 11mila firme, un cauto ottimismo ostentato a suon di sorrisi ma soprattutto grande, grande battaglia annunciata dentro e fuori il parlamento sui sussidi di cassa malati. Il comitato ‘Stop ai tagli’ ha consegnato stamattina in Cancelleria le sottoscrizioni del referendum lanciato contro la sforbiciata di una decina di milioni di franchi alla Ripam, decisa nell'ambito del Preventivo 2025 e che è stata contestata prima da sinistra e sindacati, con il lancio immediato del referendum, poi negli scorsi giorni anche dal Centro che, con un'iniziativa parlamentare urgente, ha chiesto la marcia indietro su un taglio che, per onor di cronaca, in Gran Consiglio avevano votato. Ma todo cambia, arrivano 80 milioni di franchi dai dividendi della Banca nazionale svizzera, c'è un sentimento popolare diffuso e quindi avanti tutta con assoluta determinazione. Appunto, dentro e fuori dal parlamento.
Se l'iniziativa del Centro sarà discussa presto nella commissione parlamentare della Gestione e l'auspicio è che vada sui banchi del parlamento nella sessione di marzo, protagonista del giorno è il referendum di sinistra e sindacati. Con la copresidente del Partito socialista Laura Riget sugli scudi, a definirsi «molto soddisfatta per questa raccolta firme di successo, che è davvero indice di una popolazione che non ce la fa più. I premi esplodono, i salari sono molto più bassi rispetto al resto della Svizzera, e in questo contesto tagliare i sussidi è una decisione incomprensibile». Quindi, ribadisce: «Il nostro appello al Gran Consiglio è di ripristinare i sussidi tolti, facendo dietrofront rispetto all'inaccettabile decisione presa in dicembre». Tradotto: aderire all'iniziativa del Centro. Si vedrà.
Intanto, è notizia data ieri, il Consiglio federale respingendo la mozione del consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri sulla deduzione integrale dei premi di cassa malati ha, di fatto, segato l'iniziativa popolare della Lega. Per Riget «questa chiara decisione del Consiglio federale, gremio che rispecchia le maggioranze partitiche del centrodestra, faccia aprire gli occhi sul fatto che questa iniziativa popolare se di primo acchito potrebbe essere buona, di fatto porta regali fiscali ingiustificati e diretti in stragrande maggioranza a chi non fa alcuna fatica a pagare i premi. La nostra iniziativa per i premi a massimo il 10% del reddito invece si rivolge a chi è più in difficoltà».
Un passo alla volta, e rimaniamo al referendum. Cui ha partecipato attivamente anche il mondo sindacale, con Xavier Daniel, segretario cantonale dell'Ocst, a rilevare «la soddisfazione per questo risultato, considerando anche le vacanze di Natale che hanno coinciso con il periodo della raccolta firme è andata davvero bene, a testimonianza dell'importanza che la Ripam torni ad avere l'entità che aveva prima di questo taglio che va a colpire famiglie e lavoratori». In più, per Daniel «bisogna trovare soluzioni concrete oltre al ribadire l'importanza fondamentale dei sussidi, perché i premi aumentano ogni anno e hanno un impatto fortissimo».
Per l'Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa, la segretaria Nicole Rossi parla di «una raccolta firme massiccia, la popolazione è stufa di veder colpire le classi meno agiate quando invece si potrebbero avere soluzioni più eque e giuste, che non colpiscono chi è più in difficoltà ma i più abbienti». Per Rossi è chiaro: «Non si risanano le finanze sulle spalle di famiglie, lavoratrici e lavoratori».
Con lo sguardo rivolto alla stretta attualità parlamentare è il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni, co-firmatario con il presidente Fiorenzo Dadò dell'iniziativa che chiede al Gran Consiglio di rinunciare al taglio: «Il grande numero di firme raccolte dimostra che questa misura crea ampia preoccupazione e contrarietà almeno in una grande fascia di popolazione, e ci conferma la bontà della proposta di abrogare in parlamento questo taglio che va a colpire soprattutto le famiglie del ceto medio con figli e che ora, che sono cambiate le cifre grazie alla Bns, non serve più». La speranza di Agustoni è che «non ci siano ostruzionismi e si possa andare al voto nella seduta di marzo». Il Centro, tramite le parole di Dadò il giorno della presentazione alla stampa dell'iniziativa parlamentare, ha già detto che in caso di bocciatura da parte del Gran Consiglio della richiesta di eliminare il taglio ai sussidi, sosterrà il referendum alle urne.
Interpellato per una replica, il presidente dell'Udc Piero Marchesi è netto: «Rimaniamo sulle nostre posizioni, questo non è un taglio ma semmai il mancato riconoscimento integrale di un aumento previsto e conseguenza della crescita dei premi. Rispetto all'anno scorso verranno erogati comunque più sussidi, quindi il termine ‘taglio’ è da rifiutare esattamente come questo referendum». Per Marchesi «o si vuole risanare le finanze o si continua a pasticciare in questo modo utilizzando ogni cosa per far campagna elettorale come fa la sinistra. Il Ticino non fa mancare nulla a chi ha bisogno». E sul fatto che sono arrivati gli 80 milioni dalla Bns, il presidente Udc è ancora più secco: «Non è affatto un tema. Queste sono entrate straordinarie, o vanno a progetti mirati e concreti come il sostegno agli investimenti in Vallemaggia dopo l'alluvione o alla riduzione del debito, che è già fin troppo alto».