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Sul riciclo delle plastiche il Dt induce i Comuni a discriminare

La Commissione della concorrenza (Comco) bacchetta il Dipartimento del territorio. ‘Non si può limitare l'accesso al libero marcato ad aziende svizzere’

In sintesi:
  • La Comco invita l'Associazione Comuni ticinesi a informare i suoi soci sulla valutazione
  • C'è anche chi critica il sistema scelto per il Ticino: ‘Si recuperano pochi tipi di plastica’
L’Associazione dei Comuni ticinesi è stata invitata a informare i suoi soci della comunicazione federale
(Ti-Press)
13 aprile 2024
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Le indicazioni date l’anno scorso dal Dipartimento del territorio ai Comuni in materia di raccolta delle plastiche, così come formulate, rischiano di indurre gli stessi Comuni a prendere decisioni discriminatorie, favorendo imprese di smaltimento con sede in Ticino a scapito di altre. Non rispettando così la Legge federale sul mercato interno che vieta di impedire o limitare alle imprese con sede in altri cantoni il libero accesso al mercato. A dirlo è la Commissione federale della concorrenza (Comco) attraverso una raccomandata inviata all’Associazione ticinese dei Comuni, con copia al direttore del Dipartimento del territorio (Dt) Claudio Zali e all’Ufficio giuridico del Dt. Raccomandata datata fine febbraio, e finora mai emersa, nella quale la Comco invita l’Associazione dei Comuni a informare entro fine marzo i propri soci in merito alle riserve in materia di diritto del mercato interno sollevate dalla stessa Commissione.

La comunicazione della Comco riguarda la Direttiva cantonale sulla raccolta delle plastiche polipropilene (PP) e polietilene (PE) emanata dal Dt, nel maggio 2023, sulla base del nuovo Regolamento cantonale di applicazione dell’ordinanza sui rifiuti. Ordinanza entrata in vigore il 1° giugno 2023 che ha introdotto l’obbligo per i Comuni di organizzare la raccolta separata delle plastiche PP e PE. Lo scopo principale della Direttiva è garantire che le plastiche PP e PE siano raccolte separatamente e che vengano consegnate a imprese di smaltimento le quali, per una maggiore sostenibilità, devono essere operative – ed è questo il punto sensibile evidenziato dalla Comco – a livello locale.

La comunicazione del Dipartimento del territorio si è infatti spinta troppo in là, afferma la Comco nella lettera citando i punti controversi: “Secondo la Direttiva una gestione cantonale delle plastiche è da preferire a soluzioni discoste, fuori cantone. Nella Direttiva si precisa, inoltre, che va prediletta una filiera completa locale (ossia presso impianti ticinesi), evitando trasporti e trattamenti di plastiche in PP e PE fuori cantone, che spesso portano allo smaltimento (termovalorizzazione) della parte non riciclabile anche al di fuori dei confini nazionali”. E ancora: “La Direttiva indica che la scelta dell’impresa di smaltimento autorizzata, oltre al rispetto della normativa vigente in materia di commesse pubbliche, deve tenere conto dei seguenti parametri ambientali: coefficiente ambientale CO2, coefficiente di valorizzazione e veicoli flotta per il servizio”. In particolare – scrive la Comco, evidenziando come questo sia un passaggio molto problematico –, la Direttiva stabilisce che il coefficiente ambientale CO2 può essere valutato nel modo seguente: una distanza inferiore ai 30 chilometri è preferibile, una distanza superiore ai 150 chilometri è da evitare.

Sempre la Comco afferma poi che, sulla base degli elementi raccolti, al momento in Ticino ci sarebbe un’unica impresa di smaltimento che dispone di un impianto di separazione e riciclaggio, la Fratelli Puricelli Sa di Riva San Vitale, che disporrebbe già di una licenza edilizia per il riciclaggio e lo smaltimento delle plastiche PP e PE. “Raccomandiamo ai Comuni – scrive la Comco in conclusione – di tenere conto dei diritti garantiti dalla Legge sul mercato interno, in particolare in relazione al trattamento non discriminatorio di offerenti extracantonali nell’ambito di commesse pubbliche per la scelta di imprese di smaltimento delle plastiche PP e PE, sia per quanto riguarda la preparazione dei bandi pubblici, sia nel quadro della procedura di aggiudicazione”.

C’è chi contesta l’efficacia della filiera ‘solo ticinese’

A far discutere chi lavora nel settore è anche la scelta del Dt di impostare il processo di recupero e smaltimento delle plastiche in una direzione “tutta ticinese”, ovvero scegliendo di spingere i Comuni a inviare a imprese del nostro cantone, come appunto la Puricelli, l’unica a disporre in Ticino di un impianto di separazione e riciclaggio. È stata infatti scartata l’ipotesi di puntare sul Sammelsack, il sacco per la raccolta separata della plastica domestica, che per tre anni è stato sperimentato a Bellinzona attraverso un progetto pilota approvato e seguito dal Dt. Il motivo della rinuncia, come spiegato più volte dal Dipartimento del territorio, riguarda l’opportunità di trasportare le plastiche in Svizzera interna, nel Canton Turgovia, dove la ditta Inno Recycling a sua volta invia tutto nella vicina Austria dove viene svolta una prima selezione fra ciò che è realmente riciclabile (circa il 65 per cento del totale) e ciò che non lo è e che finisce quindi ad alimentare cementifici elvetici d’Oltralpe riducendo il loro utilizzo di carburanti fossili come petrolio o carbone.

«Questo trasporto è però solo una piccola parte di tutti gli spostamenti che la plastica fa nel corso della sua ‘vita’, ovvero da quando viene prodotta fino al suo smaltimento e possibile riutilizzo. Una percentuale che incide in minima parte sull’impatto climatico complessivo», spiega a ‘laRegione’ Alessandro Bär, della ditta RS Recupero Materiali Sa di Bironico, responsabile del progetto Sammelsack in Ticino. Eppure, facciamo notare, ridurre gli spostamenti all’interno di un processo che ha lo scopo di essere ecologico può essere anche condivisibile. «Attraverso Sammelsack, però, si aumenta l’ottimizzazione della plastica. Ne vengono riciclati molti più tipi. Due esempi: le plastiche Pet non soggette a tassa, ovvero i contenitori in Pet che non possono essere gettati nei cassonetti blu, e anche il tetrapak. Questo compensa e giustifica un trasporto in Svizzera interna. Con il sistema promosso dal Dt – prosegue Bär – si recuperano solo le plastiche polipropilene e polietilene, che sono solo due tipologie delle molte che troviamo nelle nostre case. Le altre finiscono nel normale sacco dei rifiuti e vengono quindi bruciate». E per “le altre”, precisa il responsabile del progetto Sammelsack, «parliamo dell’80 per cento di quelle utilizzate da un’economia domestica. Non proprio una percentuale irrilevante». La cifra delle plastiche non PP o PE potrebbe inoltre aumentare: «L’industria del latte, è notizia recente, sta passando gradualmente dagli imballaggi in PE a quelli in Pet. Ciò significa che a breve il quantitativo di materiale raccolto in PP e PE diminuirà notevolmente».


E questo, per il responsabile del progetto Sammelsack, è un controsenso. «In Svizzera lo scorso anno sono state acquistate dall’estero diverse tonnellate di plastica usata. Comprate per essere riciclate e sfruttate, ad esempio, come materiale da cantiere. Ecco, mi sembra fuori da ogni logica che in Ticino alcuni tipi di plastica finiscano nell’inceneritore di Giubiasco quando poi gli stessi materiali usati vengono acquistati all’estero». Nel resto della Svizzera, ci dice, Bär, circa un quarto dei Comuni ha un sistema per la raccolta separata della plastica domestica, come il Sammelsack. «Il nostro cantone, da quel che mi risulta, è l’unico che ha emesso un obbligo di dare ai Comuni un sistema di riciclaggio. Il che non è sbagliato, ma mi sembra strano che si prendano in considerazione solo due tipi di plastica e si aggiunga una serie ampia e dettagliata di raccomandazioni per stabilire i criteri di aggiudicazione alle ditte di raccolta e riciclaggio. Probabilmente abbiamo voluto essere i primi della classe, arrivando però a fare un pasticcio».

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