Ticino

Dadò: ‘Il nostro successo ha scatenato famelici appetiti’

Il presidente del Centro al Comitato: ‘Per le Federali sono pronti attacchi frontali nei nostri confronti’. Agustoni: ‘No all'aumento del moltiplicatore’

In sintesi:
  • Il seggio che lascerà libero Romano lo vogliono in tanti
  • Il Ps ‘cattivo perdente con malcelato nervosismo’
  • Il sostegno alla riforma tributaria si allontana
(Ti-Press)
25 maggio 2023
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Tanta soddisfazione per come sono andate le Cantonali – «ci hanno visto finalmente, e dopo decenni, tra i vincitori» – ma con la consapevolezza che il percorso verso le Federali di ottobre, soprattutto con in ballo il seggio al Consiglio nazionale che sarà lasciato libero da Marco Romano, sarà tortuoso. Su questo doppio binario si snoda il discorso che il presidente del Centro Fiorenzo Dadò ha tenuto stasera davanti al Comitato cantonale del suo partito riunito a Sant'Antonino.

‘Siamo l'unico partito di governo ad aver guadagnato’

Alle elezioni del 2 aprile, «siamo stati l’unico partito di governo a non aver perso nulla e ad aver guadagnato posizioni – rivendica Dadò –, questo non deve farci diventare arroganti ma renderci orgogliosi». E partendo da ciò, «in un contesto in cui appare evidente la disaffezione generale nei confronti dei partiti e della politica, con la presenza di liste di rottura e tematiche come mai si era visto prima, questo successo elettorale non è cosa da poco ma, al contrario, è da considerare un primo significativo passo nella giusta direzione, su un sentiero che, non illudiamoci, presenterà ancora ostacoli seri e momenti di sconforto».

‘Dagli altri partiti malcelata invidia e parecchio nervosismo’

Già, perché per Dadò l'essere usciti «vincitori» dalle Cantonali «ha suscitato una malcelata invidia e parecchio nervosismo. Per essere chiari, per il seggio lasciato libero da Romano si stanno palesando i più famelici appetiti. Chi per vincere, chi per riscattarsi».

‘La sinistra cattiva perdente’

E lo dice chiaramente, Dadò: «L’Udc ha già dichiarato di ambire al secondo seggio, che è evidentemente il nostro, ma non è da sola. Soprattutto l’estrema sinistra, quella sempre arrabbiata e che pur essendo al governo si oppone a tutto, essendo uscita malconcia dalla contesa elettorale a causa della pessima gestione del caso Mirante e – spinge sull'acceleratore il presidente del Centro – per gli scandali degli abusi che vedono coinvolti alcuni loro esponenti di spicco, ha sete di riscatto e sta manifestando tutto il suo nervosismo di cattivi perdenti con i soliti metodi a loro congeniali, come si è visto ancora recentemente chiamando in causa persino i tribunali pur di accaparrarsi una sedia commissionale in più».

Insomma, «per far fronte a questo attacco frontale che si sta delineando nei nostri confronti, non dobbiamo avere nessuna paura ma dobbiamo presentarci all’elettorato unicamente per quello che siamo stati sin qui, con una compagine forte e profilata che sappia farci entrare per davvero nella partita». Questa compagine verrà ufficializzata dal Comitato elettorale convocato per il 22 giugno, la commissione ‘cerca’ composta da Marco Passalia, Benedetta Bianchetti e Claudio Franscella è al lavoro.

Agustoni: ‘Nessun ritorno del moltiplicatore al 100%’

Non usa mezzi termini nel suo intervento il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, che in merito al recente incontro tra presidenti e capigruppo con il Consiglio di Stato sottolinea come «l'impressione è che il Preventivo 2024 sarà un esercizio complicato, alcuni potrebbero evocare scenari da pianto e stridori di denti». Una preoccupazione «comprensibile», ma Agustoni è «perplesso» dal fatto che «venga espressa proprio da quei partiti che giusto un anno fa garantirono con disinvoltura che per rispettare il decreto sul pareggio di bilancio sarebbe bastato rallentare la crescita della spesa senza peggiorare i servizi ai cittadini».

E il tempo non tende al bello: «Nei primi disordinati scampoli di questa poco promettente legislatura mi sembra evidente che senza il nostro costruttivo contributo non ci saranno maggioranze», ma Agustoni assicura che «non accetteremo qualsiasi proposta di risanamento. L'equilibrio delle finanze è necessario, ma non sia un vuoto feticcio sull'altare del quale sacrificare la qualità di vita e il benessere della popolazione».

Finito? No, perché il veleno è nella coda: «Entro la fine del 2023 il Gran Consiglio dovrà decidere se confermare per il 2024 l'attuale coefficiente d'imposta al 97%, abbassarlo al 96%, o riportarlo al 100%». Ebbene, «personalmente mi sembra di poter dire fin da adesso che per convinzione e rispetto della volontà popolare un aumento al 100% non può entrare in discussione». Per Agustoni «non deve essere imposto alcun aumento della pressione fiscale, sarebbe tanto più ingiusto e insostenibile se servisse a compensare la mancanza di volontà a rivedere la spesa pubblica o ad attuare sgravi fiscali di cui beneficerebbe una fascia ristretta della popolazione». In altre parole: il sostegno del Centro alla riforma tributaria si fa sempre più lontano.

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