Ticino

Accordo fiscale sui frontalieri, riprende l’iter in Senato

In Italia si assicura che il via libera dei due rami del parlamento al nuovo trattato verrà dato prima della visita di Mattarella in Svizzera

Promesse romane (Ti-Press)
7 giugno 2022
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Riprende in commissione Esteri del Senato italiano l’iter parlamentare per l’approvazione dell’accordo italo-svizzero sull’imposizione fiscale dei frontalieri che, firmato a Roma lo scorso 23 dicembre, modifica la Convenzione per evitare la doppia imposizione. Il nuovo accordo che è destinato a mandare in soffitta, dopo quasi mezzo secolo, l’attuale Convenzione risalente al 1974, migliorerà sensibilmente il dispositivo in atto in materia di imposizione dei frontalieri e, si sostiene al di qua e al di là della frontiera, le buone relazioni bilaterali tra i due Paesi, che a causa dei tempi lunghi di approvazione da parte italiana, hanno rischiato di incrinarsi.

Negli ambienti dei Palazzi romani della politica nazionale si assicura che i due rami del parlamento (Senato e Camera, nell’ordine) daranno il via libera dall’accordo prima della visita di Stato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in ottobre sarà a Berna. Nelle scorse settimane l’iter parlamentare si è bloccato in commissione Esteri del Senato a causa della vicenda dell’ex presidente Vito Petrocelli, putiniano di ferro, rimosso dall’incarico a seguito delle dimissioni di tutti gli altri parlamentari.

Stefania Craxi, nuovo presidente della commissione Esteri, ha assicurato che a breve ripartirà l‘esame degli emendamenti che non riguardano l’impianto dell’accordo italo-svizzero, immodificabile, bensì aspetti collaterali la cui competenza è unicamente italiana, come ad esempio la franchigia riconosciuta ai frontalieri per abbassare il reddito imponibile. A fare il punto dello stato dell’arte è il senatore varesino del Partito democratico Alessandro Alfieri, relatore del provvedimento, testa di ponte dei problemi di frontiera per conto del governo Draghi, incarico ricoperto anche nel precedente esecutivo: ’’Con la presidente Stefania Craxi siamo d’accordo di accelerare l’iter per recuperare le settimane perse per via di Petrocelli. Siamo in attesa del parere del Ministero di economia e finanze chiamato ad esprimersi sugli emendamenti. A questo proposito ho in programma un incontro con i tecnici del Mef per ottimizzare i tempi. A breve saranno convocate le commissioni Esteri e Finanze del Senato. L’obiettivo è che il testo emendato possa andare in aula entro l’estate, per essere discusso e approvato nel mese di settembre’’. Insomma, in tempo utile prima della visita a Berna del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Il disegno di legge in discussione a Roma prevede che sino al 2033 continueranno da parte svizzera i versamenti dei ristorni. Sarà poi lo Stato italiano a finanziare i comuni aggrappati alla ramina. Sul futuro dei ristorni sembrano essersi dissolti le preoccupazioni degli amministratori locali dei comuni in cui forte è la presenza di frontalieri. Gli attuali frontalieri continueranno a essere assoggettati a imposizione esclusivamente in Svizzera. Differente sarà la tassazione per i lavoratori assunti in Svizzera, dopo il 1° gennaio 2023, giorno in cui entrerà in vigore del nuovo accordo. Questi lavoratori saranno imposti fiscalmente in Svizzera con una quota che non potrà eccedere l’80 per cento. L’Italia (ed è questa la grande novità) potrà tassare a sua volta i futuri frontalieri. Ciò significa che pagheranno più imposte. Da qui la franchigia in discussione a Roma.

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