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I prezzi dell’olio combustibile a livelli pre Covid

Nonostante la pressione al rialzo delle quotazioni del greggio, la fattura per il riscaldamento non è per ora più elevata di due anni fa

Pieno un po’ più caro rispetto a inizio anno
(Archivo Ti-Press)

Il prezzo dell’olio combustibile è per natura molto volatile e reagisce alle pressioni di domanda e offerta. Essendo un derivato del petrolio, il prezzo dell’olio da riscaldamento, al pari di altri carburanti (benzina e gasolio per autotrazione), incorpora in sé quanto avviene a livello internazionale, comprese le tensioni politiche e le speculazioni in seno ai Paesi estrattori di greggio. È il caso, per esempio, dell’impasse all’Opec (l’Organizzazione dei Paesi esportatori, ndr) in cui Emirati Arabi e Arabia Saudita non hanno trovato un accordo sull’aumento dell’offerta per far fronte all’elevata domanda di petrolio. Stando all’Agenzia internazionale per l’energia (Eia) il deficit è destinato ad aumentare da qui a fine anno causando un ulteriore aumento di prezzo del petrolio. Prezzi ancora più alti del greggio potrebbero causare un aumento dell’inflazione tale da mettere in pericolo la crescita globale.

L’indecisione all’Opec arriva nel momento forse meno opportuno per l’economia, quando, dopo la rimozione delle principali restrizioni dovute alla pandemia di Covid e le scorte di petrolio sono inferiori alla media storica, la domanda globale è vista salire a +5,4 milioni di barili al giorno.

L’Opec era sul punto di approvare un aumento della produzione di 400mila barili al giorno fino a fine 2022, i negoziati sono però saltati nella giornata dello scorso 5 luglio e sono quindi stati rinviati a settembre quando il cartello dovrà riunirsi di nuovo. Tuttavia, anche se la proposta dei 400mila barili al giorno dovesse passare, ciò potrebbe non essere abbastanza. Infatti, a giugno il cartello ha prodotto in media 40,9 milioni di barili al giorno, molti meno dei 43,45 milioni di cui l’Eia stima vi sia necessità già nella seconda metà di quest’anno.

Sempre secondo l’Eia le possibilità di una guerra dei prezzi per ottenere quote di mercato non è più così remota e ciò potrebbe portare molta volatilità, cosa che in questo momento né i produttori né i consumatori vorrebbero.

Gli effetti di queste tensioni globali non si sono fatti attendere nemmeno in Svizzera e in Ticino. Il prezzo di un litro di benzina senza piombo, per esempio, è passato indicativamente da 1,53 franchi del 3 maggio a 1,63 franchi di lunedì 12 luglio (fonte: GlobalPetrolPrices.com). La stessa dinamica al rialzo l’hanno avuta i prezzi dell’olio da riscaldamento. All’inizio di quest’anno un litro di gasolio costava indicativamente circa 70 centesimi. Ora supera gli 85 centesimi. Quotazioni comunque molto più alte di quelle del 2020, anno del lockdown anche svizzero quando i prezzi sono passati, da marzo a ottobre, da circa 70 centesimi al litro ai 60 centesimi, ma tendenzialmente inferiori ai prezzi medi del 2019 e del 2017 (compresi tra i 90 centesimi e 1,10 franchi per litro).

L’anomalia ci fu durante il primo lockdown

Cosa attenderci per l’autunno? Lo abbiamo chiesto a Mauro Gioia, vicepresidente del comitato ticinese di Swissoil, l’associazione regionale dei commercianti di olio combustibile. «È difficile fare previsioni da qui all’autunno anche perché la situazione dei prezzi petroliferi è molto volatile in questo periodo pure a causa del mancato accordo in seno all’Opec. Certamente tutte le materie prime, dall’acciaio al legname, stanno scontando una domanda elevata, soprattutto ‘sulla carta’ ovvero di tipo finanziario. Questo si ripercuote sui prezzi finali pure in Ticino», afferma Mauro Gioia. C’è quindi anche della speculazione dietro questa fiammata dei prezzi petroliferi spinta anche dalla ripresa economica dopo le restrizioni Covid. «Nella primavera dello scorso anno un barile di greggio quotava meno di 20 dollari. Oggi più di 73 dollari al barile, praticamente tre volte e mezzo il prezzo di un anno fa. Questo però non ha coinciso, faccio un esempio, con la moltiplicazione del prezzo alla pompa per tre della benzina o di altri raffinati del petrolio. E questo perché c’è una componente di tasse fissa pari a circa 80 centesimi al litro, mentre la parte costo della materia prima è meno importante», spiega ancora il vicepresidente di Swissoil Ticino.

A influenzare i prezzi ci sono anche le difficoltà logistiche che si stanno vivendo in questi mesi a livello internazionale. «Gli armatori fanno fatica a reclutare gli equipaggi delle navi, magari gli stessi sono in quarantena», precisa Gioia. Mettendo insieme tutte queste cose si arriva alle tensioni sui prezzi di questi giorni che si ripercuotono anche sul bilancio degli automobilisti e delle famiglie ticinesi e non solo. «Bisogna dire che stiamo ritornando a una situazione di mercato locale, sia per quanto riguarda i prezzi, sia per gli ordinativi di olio combustibile, simile alla situazione pre Covid. L’anomalia c’è stata lo scorso anno quando con i prezzi del gasolio scesi ai minimi storici, molti ticinesi hanno acquistato più del solito e a costi contenuti», conclude Gioia.

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