Ticino

Spesa per la scuola pubblica, il Ticino terz'ultimo in Svizzera

Il dato emerge dalla pubblicazione ‘Scuola ticinese in cifre’. Manuele Bertoli: ‘Dal 1990 investimento più che raddoppiato, naturalmente vorrei aumentasse’

Ti-Press
12 novembre 2020
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Il Canton Ticino nel confronto intercantonale sulla spesa pubblica per l'educazione è in fondo alla classifica. Terz'ultimo sia in rapporto alla spesa pubblica complessiva di cantone e comuni (22,6 per cento), sia in rapporto al Prodotto interno lordo (4 per cento). Questo è il dato che emerge dall'edizione 2020 della pubblicazione “Scuola ticinese in cifre”, diffusa oggi dal Dipartimento educazione, cultura e sport. «È importante sottolineare che dal 1990 al 2017, dato più recente considerato, l'investimento pubblico annuo di Cantone e Comuni per l'educazione in Ticino è più che raddoppiato in termini assoluti (da 508 milioni di franchi annui a 1'139 milioni annui) ed è cresciuto in modo costante anche proporzionalmente alla spesa pubblica complessiva di Cantone e Comuni (dal 18.3% al 22.6%)», commenta da noi interpellato il direttore del Decs Manuele Bertoli. Che aggiunge come «questo denota un investimento sempre più importante nella formazione, da guardare con orgoglio e soddisfazione in quanto si traduce concretamente in un rafforzamento dell'offerta complessiva di cui gli allievi del nostro Cantone beneficiano quotidianamente».

‘Decisioni che dipendono anche dalla volontà politica’

Ma il dato nel confronto con gli altri cantoni resta. «È vero - concede Bertoli -. Nel confronto intercantonale, stando ai dati del 2017 citati in questa pubblicazione, siamo al 24° posto su 26 cantoni sia in termini di spesa per l’educazione in percentuale alla spesa pubblica che in termini di spesa per l’educazione in proporzione al Pil cantonale. Questo dato è sicuramente influenzato dai salari mediani dei docenti che, come per quelli di tutte le categorie professionali dei settori pubblico e privato, in Ticino sono purtroppo notoriamente di parecchio inferiori alla media svizzera». E a riguardo Bertoli afferma che «naturalmente vedrei favorevolmente la possibilità di investire una parte più cospicua del budget cantonale nell'educazione, purché lo si faccia in modo oculato, investendo quanto necessario dove più opportuno per ottenere il maggior miglioramento possibile. Le proposte passate, presenti e future del Dipartimento in tal senso non mancano, ma le decisioni in questo senso dipendono anche dalla volontà politica». 

Per Manuele Bertoli il bicchiere è comunque mezzo pieno, perché «ciò che più conta è che in Ticino abbiamo una scuola di alta qualità, tra le migliori a livello nazionale, come mostrano innegabilmente i risultati delle comparazioni intercantonali e i test internazionali. Se mettiamo in correlazione questo dato con quello inerente alla spesa relativamente contenuta, si può dire che il nostro sistema educativo è senz’altro efficiente».

Il 25,9 per cento degli studenti boccia il primo anno di liceo

I dati li commenta lo stesso direttore del Decs nella prefazione allo studio. Dati che “dicono come il numero dei giovani che al termine della scuola dell'obbligo esprimono l'intenzione di continuare gli studi in una scuola media superiore è stabilmente attestato a un tasso che supera il 40 per cento, mentre quello relativo agli allievi che si orientano verso una formazione professionale di base tende a diminuire”. Queste tendenze, riprende Bertoli, “non sono di per sé preoccupanti. Sappiamo tuttavia che la percentuale degli allievi di scuola media superiore che subisce una bocciatura al primo anno di liceo è passato dal 18,2 per cento dell'anno scolastico 1998/1999 al 25,9 per cento registrato nell'anno scolastico 2018/2019”.

C'è però un convitato di pietra in questa analisi del Decs: la pandemia di coronavirus. Lo stesso Bertoli annota, infatti, che “si rifletterà sui dati a partire dall'anno prossimo. Sarà infatti indispensabile verificare se e in quale modo il contesto attuale di incertezza e di crisi si ripercuoterà sulle cifre della scuola ticinese”.

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